La spinta del mercato auto in Italia si sta lentamente esaurendo. Nel mese di dicembre le immatricolazioni sono cresciute del 5,88% con 111.136 nuovi veicoli registrati, a fronte delle 104.965 nello stesso mese del 2022. A novembre il mercato era salito del 16,2%. Nell’intero 2023 i volumi complessivi si attestano invece a 1.566.448 unità, con una crescita del 19% rispetto a gennaio-dicembre 2022.
A saltare all’occhio sono però i dati sulle auto elettriche. Nell’anno appena terminato sono state immatricolate in Italia 66.276 vetture full electric, in aumento del 35,1% rispetto al 2022, con una quota di mercato nei 12 mesi che si attesta al 4,2%, dal 3,7% del 2022. Guardando al solo mese di dicembre, le auto elettriche registrate sono 6.798, in crescita del 50% rispetto allo stesso mese del 2022, con una market share pari al 6,1% (dal 4,3% di dicembre 2022). Pur rappresentando un importante recupero dopo la battuta d’arresto del 2022, il passo avanti si è limitato a riportare il mercato italiano delle elettriche ai livelli del 2021, a fronte della costante crescita registrata negli altri maggiori mercati europei. Tra i grandi del Vecchio Continente, l’Italia si conferma infatti l’unico Paese dove l’elettrico fatica a decollare.
Ma i forti incentivi che il ministro Adolfo Urso si prepara a varare, particolarmente rilevanti per chi compra questo tipo di auto, nel 2024 potrebbero riportare il Belpaese in gara. Gli operatori della filiera temono però che proprio l’effetto annuncio possa avere conseguenze negative sulla partenza del mercato nel nuovo anno.
Gli incentivi allo studio del Governo nel caso delle vetture “full electric” partono da 6.000 euro e arrivano a 13.750 euro, se si rottama un’auto Euro 2 e si ha un Isee sotto i 30.000 euro. Mentre l’aiuto per l’acquisto di un veicolo ibrido va da 4.000 a 10.000 euro, e quello per un’auto a basse emissioni dai 1.500 ai 3.000 euro.
Nel dettaglio, come illustrato dal Quotidiano Nazionale, gli incentivi per l’elettrico saranno di 6.000 euro senza rottamazione (7.500 euro con Isee sotto i 30.000 euro); 9.000 euro rottamando una Euro4 (11.250 euro con Isee ridotto); 10.000 euro rottamando una Euro3 (12.500 euro con Isee ridotto); 11.000 euro consegnando una Euro4 (13.750 euro con Isee ridotto). Vale uno schema analogo per le auto ibride plug-in: 4.000 euro senza rottamazione (5.000 euro con Isee ridotto), 5.500 euro rottamando un’Euro4, 6.000 euro un’Euro3, 8.000 euro un’Euro2 (che diventano rispettivamente 6.875 euro, 7.500 euro e 10.000 euro se si ha un Isee ridotto). Per le auto non elettriche ma che rientrano in emissioni 61-135 grammi gli sconti sono invece di 1.500, 2.000 e 3.000 euro a secondo dell’auto rottamata e senza differenziazione per reddito. È però fissato un tetto al costo dell’auto che non potrà superare i 35.000 euro per le elettriche, i 45.000 euro per le ibride e i 35.000 euro per le altre.
L’intervento riguarda anche veicoli commerciali, taxi e noleggi a lungo termine. Per il leasing sono previsti 50 milioni.
Questi numeri sono contenuti nella bozza del piano, che sarà presentato ufficialmente il prossimo 1 febbraio al tavolo dedicato all’automotive, per il rinnovo degli incentivi auto sui quali il Governo punta a utilizzare risorse per 930 milioni, sommando 570 milioni di nuovi fondi per l’automotive e quanto rimane non speso dei vecchi incentivi.
“I principi alla base del nuovo piano”, ha spiegato Urso, “favoriranno i redditi più bassi che avranno un 25% in più di incentivi. E anche questo piano dovrà rientrare nella strategia di sostegno alle produzioni nazionali. Nel 2022 l’80% degli incentivi sono andati ad auto prodotte all’estero. Ora o gli incentivi vanno ad auto made in Italy oppure ci concentreremo solo sul lato offerta e non sulla domanda”.
E, del resto, nella bozza del pacchetto in cantiere si indicano tre obiettivi da raggiungere: 1) cambiare il parco auto circolante in Italia, che è uno dei più vecchi d’Europa (oltre 11 milioni di vetture Euro 3 o inferiori); 2) sostenere e supportare le famiglie meno abbienti (extra bonus del 25% per Isee sotto i 30 mila euro); 3) rimodulare gli strumenti incentivanti per stimolare l’acquisto di auto effettivamente prodotte in Italia.