Economia

Auto tedesche non brillano più. E rischiano di riportare la Germania in recessione

Una volta possedere un’auto tedesca era un lusso e uno status symbol. E le case automobilistiche prosperavano, dando impulso all’economia del Paese. Da allora, però, il quadro è cambiato, in peggio.

L’esempio più eclatante è quello della Volkswagen che, pochi giorni fa, ha dichiarato di non essere più in grado di escludere la chiusura di alcuni stabilimenti nella sua Germania e di ritenere che potrebbe essere necessario porre fine all’accordo di protezione dell’occupazione in vigore nel Paese dal 1994.

“Per le case automobilistiche tedesche, che sono state leader tecnologiche incontrastate del settore per quasi 140 anni e che hanno dovuto a malapena preoccuparsi delle vendite o della concorrenza, si tratta di una situazione insolita”, ha commentato alla CNBC Andreas Ries, responsabile globale del settore automobilistico di KPMG.

Cosa sta succedendo alle auto tedesche?

Va detto che, negli ultimi anni, il sentiment dell’industria automobilistica è stato altalenante, come dimostrano i dati storici dell’istituto Ifo. Nel mese di agosto, il sentiment è tornato a essere negativo per 24,7 punti. E, come se non bastasse, le aspettative delle imprese per i prossimi sei mesi sono“estremamente pessimistiche”.

Volkswagen non è l’unico player nelle settore delle quattro ruote che naviga in acque torbide. La divisione auto di Mercedes ha tagliato le previsioni sul margine di profitto annuale, mentre il segmento automobilistico di BMW ha dichiarato che il margine di profitto nel secondo trimestre è stato inferiore alle previsioni. Anche Porsche ha rivisto al ribasso le sue previsioni per il 2024, anche se attribuendole a una carenza di leghe speciali di alluminio.

Alla luce degli sviluppi recenti, non è da escludere che i problemi del settore automobilistico possano avere effetti di ricaduta anche sull’economia tedesca in generale, che ha oscillato intorno – e dentro – il territorio della recessione, non solo nel 2023, ma anche per tutto l’anno in corso. Nel secondo trimestre del 2024, il prodotto interno lordo della Germania è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente.

“L’affermazione ‘Quando il settore automobilistico tedesco ha la tosse, la Germania ha l’influenza’ descrive bene la situazione attuale”, ha affermato Ries di KPMG, ricordando che l’industria automobilistica non comprende solo i grandi operatori, ma migliaia di medie, piccole e piccole imprese sparse in tutto il Paese.

Le cause della debolezza

Ma quali sono le cause della crisi? Secondo gli esperti e gli enti che monitorano il settore delle quattro ruote, un ruolo importante va individuato nelle conseguenze delle tensioni geopolitiche e negli elevati requisiti burocratici richiesti a livello nazionale ed europeo. Ma non solo. La produzione di auto ha sofferto dell’indebolimento della domanda interna, dovuto allo stato generale dell’economia tedesca.

Ma i due temi che emergono più volte nel dibattito sul settore automobilistico tedesco sono la Cina e il passaggio ai veicoli elettrici .

“Abbiamo ancora una situazione molto difficile, in quanto le vendite di veicoli elettrici stanno andando peggio del previsto”, ha dichiarato Horst Schneider, responsabile della ricerca automobilistica europea di Bank of America. “La domanda è inferiore al previsto, mentre la concorrenza è aumentata”.

Schneider ha poi sottolineato che se è vero che il mercato dell’auto si è ripreso in Cina, le case automobilistiche tedesche non hanno sentito l’effetto di questa ripresa, poiché i concorrenti hanno conquistato quote di mercato.

“È anche una questione di prezzo” ha aggiunto, facendo notare che i veicoli elettrici tedeschi sono troppo costosi, mentre i prodotti cinesi sono migliori sotto alcuni aspetti, oltre che più accessibili.

Uno sguardo, infine, alle tensioni commerciali tra l’UE e la Cina.

“I produttori tedeschi sono molto esposti alle politiche commerciali. In passato il 40 o 50% dei guadagni erano realizzati in Cina e il mercato cinese sta iniziando a chiudersi un po’. Allo stesso tempo abbiamo una percentuale maggiore di veicoli elettrici che non sono redditizi come le auto a combustione”, ha detto Schneider, aggiungendo che questo ha creato un ‘doppio problema’.

La batosta finale è poi arrivata dalla fine del programma di sovvenzioni per i veicoli elettrici, che ha pesato (e non poco) sulle vendite. Per provare a dare slancio all’economia, à attualmente in fase di elaborazione un piano per introdurre nuovi sgravi fiscali per promuovere l’uso dei veicoli elettrici.

Germania sull’orlo delle recessione

Ma la crisi dell’auto è solo uno degli aspetti di una crisi generale che rischia di spingere l’economia tedesca di nuovo in recessione. Le ultime previsione sul Pil diffuse ieri dall’Ifo indicano, per quest’anno per Berlino, una crescita a zero.

“L’economia tedesca è bloccata in una crisi, con fattori sia economici che strutturali che hanno un impatto negativo.

Dopo un calo dello 0,3% l’anno scorso, il Pil, aggiustato per i prezzi, registrerà probabilmente quest’anno una stagnazione“, si legge in una nota, in cui l’Ifo definisce però “probabile che si verifichi una graduale ripresa nei prossimi due anni, con un aumento della produzione economica rispettivamente dello 0,9 percento e dell’1,5 per cento”.

“L’economia tedesca è bloccata e langue nella depressione” è  l’immagine offerta da Timo Wollmershauser, a capo del dipartimento ‘Forecasts’ dell’Ifo.

Secondo l’economista, la Germania soffre per una crisi strutturale “gli investimenti sono troppo scarsi, soprattutto nel settore manifatturiero, e la produttività è stagnante da anni” e per una crisi economica. Quest’ultima si materializza con ordinativi negativi e un aumento del potere d’acquisto che non produce un aumento dei consumi ma piuttosto a maggiori risparmi perché prevale l’incertezza.

Ifo stima poi un tasso di inflazione in Germania che scenderà solo lentamente dalla media del 5,9% del 2023 al 2,2% di quest’anno. Successivamente scenderà al 2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. Il tasso di disoccupazione è stimato al 6% quest’anno (5,7% nel 2023). L’anno prossimo riprenderà il sentiero di discesa: 5,8% per poi attestarsi al 5,3% nel 2026. Il deficit pubblico dovrebbe raggiungere quest’anno il 2% per poi scendere all’1,3% e allo 0,9% nel biennio successivo.