Nel recente periodo, in occasioni distinte, abbiamo assistito all’intervento dell’Autorità giudiziaria che attraverso il Nucleo Operativo Ecologico e la Guardia di finanza di Foggia, hanno operato “misure patrimoniali” riguardanti, rispettivamente, il sequestro preventivo del “Porto – struttura turistico alberghiera[1]” e un “Centro Commerciale GrandApulia”, in ambo i casi per presunti “abusi edilizi”.
Sequestro struttura turistica “Il porto”
Nel caso della infrastruttura turistica si disse che, per la sua realizzazione durata venti anni, non avrebbe rispettato appieno l’originario progetto, ovvero priva della obbligatoria e preventiva autorizzazione paesaggistica del Parco Nazionale del Gargano, arrivando a deturpare l’area protetta nella quale è allocata.
Si disse anche che il ” risultato finale e’ stato quello di consentire che uno scorcio bellissimo e internazionalmente apprezzato quale quello dello stupendo belvedere di Mattinata fosse deturpato da una struttura turistica alberghiera vastissima nell’estensione e che, nello sventrare il monte sul quale è stato costruito, ha completamente modificato l’orografia del territorio, estirpato per sempre la fauna e la flora locale fatta di macchia mediterranea e piccoli rapaci”.
Come indigeno del territorio di Mattinata e comune cittadino, osservatore e amante delle cose belle, in particolare dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda, sono rimasto alquanto perplesso per alcune semplici ragioni che andrò brevemente ad elencare:
- Perché l’intervento repressivo non ha avuto luogo prima che l’opera fosse completata, ovvero lavori durante, onde meglio verificare ed eventualmente imporre le correzioni necessarie;
- L’opera realizzata, a giudizio di chi scrive, è una delle poche opere di straordinaria bellezza che ha reso fruibile un’area altrimenti abbandonata e che nel tempo, potrà dare lustro al Comune di Mattinata, contribuendo a darle una visibilità ed un prestigio in termini di una naturale vocazione turistica dell’intero territorio;
- Al punto in cui siamo, immaginando che nella peggiore delle ipotesi – a giudizio concluso – l’intero manufatto potrà essere acquisito al patrimonio dello Stato (escludendo da subito l’ipotesi dell’abbattimento pur in presenza, per come sembra, di abusi insanabili), auspico una “facoltà d’uso” della struttura nelle more di conoscere l’esito definitivo del giudizio penale;
- In tale ipotesi, potrà anche essere richiesta una fidejussione, atta a garantire la restituzione della struttura al termine della vicenda giudiziaria nelle migliori condizioni di funzionalità che, al contrario, lasciandola inutilizzata per lungo tempo, non è certamente assicurata;
- Tale soluzione della “facoltà d’uso accompagnata da idonea fidejussione”, potrà garantire la perfetta conservazione delle opere nella loro interezza ma soprattutto, avrebbe assicurato quel livello occupazionale del quale questo territorio ne ha estrema necessità.
Sequestro centro commerciale GrandApulia
Anche qui successe grosso modo la stessa cosa. Intervento della magistratura il giorno precedente alla inaugurazione dell’imponente e grande Centro commerciale dauno, allocato nel Comune di Foggia.
Dalle indagini sarebbe emersa l’omessa bonifica dell’ex sito industriale potenzialmente contaminato, nonostante «le evidenti risultanze derivanti dalle analisi delle acque sotterranee – si legge in una nota della Procura di Foggia – e le fuorvianti e carenti risultanze derivanti dalle analisi dei terreni contenute nel piano di caratterizzazione del 2009». Inoltre sarebbe stata accertata «la realizzazione di una discarica abusiva di rifiuti speciali in corrispondenza delle ex vasche di lagunaggio del sito industriale riempite e livellate attraverso miscelazione e successivo tombamento del materiale derivante dalla demolizione di 107 immobili presenti sullo stesso sito industriale».
Gli inquirenti avrebbero inoltre appurato «una imponente lottizzazione abusiva a fini edificatori commerciali a partire dal 2010, scientemente portata avanti negli anni da Finsud mediante la frammentazione dell’area in più comparti e la parcellizzazione dei titoli edilizi».””
Se le accuse saranno confermate in giudizio, la vicenda appare molto grave.
Nel contempo, dagli stessi organi di stampa lessi di circa 1000 posti di lavoro a cui bisogna rinunciare in conseguenza dell’intervenuto sequestro.
Dopo un paio di mesi, anche qui, in permanenza del sequestro preventivo venne concessa la “facoltà d’uso della struttura.
Conclusioni
Orbene, salvo immaginare una demolizione tout court di strutture e/o manufatti di questa ampiezza, a mio avviso, in occasioni di interventi repressivi della specie descritti per ambo le occasioni, bisognerebbe sempre distinguere la proprietà – cioè quelli a cui andranno ricondotte eventuali responsabilità penali e/o amministrative – e la gestione, immaginando da subito una “facoltà d’uso, eventualmente accompagnata da una garanzia fideiussoria” circa lo stato dei luoghi.
In altri termini, per situazioni della specie, appare a mio avviso indispensabile distinguere sempre la “proprietà” dalla “gestione“, laddove:
- la prima sarà chiamata a rispondere di eventuali responsabilità – sotto ogni profilo civile, amministrativo e penale – conseguenti alla realizzazione dell’opera se verranno provati gli abusi commessi allo stato solo presunti[2];
- la seconda, invece, avrà cura di gestire l’ingente patrimonio immobiliare secondo le finalità per le quali è stato realizzato, assicurandone la restituzione integrale al termine dell’iter giudiziario.
Ciò detto, per il futuro, tenuto anche conto dei tempi non certo celeri della Giustizia, mi auguro che le Autorità competenti possano trovare una soluzione di ragionevole compromesso in grado di soddisfare le giuste esigenze di tutte le parti in causa, valutando da subito la possibilità della “facoltà d’uso” in costanza di sequestro, assicurando in ogni caso l’esercizio dell’azione penale o amministrativa tesa all’accertamento dei fatti e delle responsabilità.
L’esperienza, soprattutto quella negativa deve servire anche a questo, anzi soprattutto a questo: non ripetere degli errori assicurando una continuità di gestione a tutto vantaggio della occupazione e senza nulla togliere alle esigenze di giustizia.
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[1] http://www.giovannifalcone.it/3261/_il_porto___struttura_turistico_alberghiera_sequestrata_per_gravi_irregolarita_edilizie.html
[2] Dopo circa due anni, il 1° grado di giudizio ha assolto tutti i presunti responsabile “perché il fatto non sussiste”