Mentre la trattativa fra governo e Atlantia sul rinnovo delle concessioni sta volgendo all’ultima curva (il premier Conte ha invocato una soluzione entro domenica 12 luglio) è utile ricordare quali potrebbero essere le conseguenze economiche a seconda dei diversi scenari. In particolare, che cosa accadrebbe nel caso in cui non venisse raggiunto l’accordo fra stato e Autostrade per l’Italia e si dovesse procedere con la revoca delle concessioni.
Il contratto, originariamente, prevedeva una penale stimata da Mediobanca intorno ai 23 miliardi di euro nel caso in cui lo stato avesse proceduto con la revoca prima della scadenza naturale del 2038.
Lo scorso febbraio, tuttavia, il governo ha proceduto per decreto, attraverso il Milleproroghe, per rimuovere interamente le penali, attraverso un provvedimento che Atlantia ritiene illegittimo secondo il diritto comunitario e contro il quale è stato già invocato l’intervento della Commissione europea. Nel dettaglio, il decreto prevede che, “qualora l’estinzione della concessione derivi da inadempimento del concessionario” restringendo drasticamente le possibilità di indennizzo e precludendo alla società di “operare, per effetto della presente disposizione, alcuna risoluzione di diritto”.
L’obiettivo dell’esecutivo è stato chiaro: riducendo intorno a 7 miliardi di euro l’eventuale esborso in caso di revoca, si è resa più credibile la minaccia di un’esclusione di Aspi dalla gestione della rete autostradale.
Nel caso quest’ultima si verificasse non è da escludere che, alla prima occasione utile, gli avvocati sollecitino un ricorso alla Corte Costituzionale da parte di Atlantia, che avrebbe gioco facile nel lamentare il fatto che il testo del dl Milleproroghe manchi dei requisiti di generalità e astrattezza, avendo preso di mira un soggetto determinato.
I termini del negoziato
Nel corso della trattativa, Autostrade aveva promesso investimenti sulla rete, in particolare per la manutenzione, per 3 miliardi di euro: non abbastanza per convincere il governo Conte, che attende in queste ora una nuova offerta. L’obiettivo è quello di ottenere investimenti più consistenti a fronte di una riduzione dei pedaggi immediatamente percepibile dagli utenti della rete. Allo stesso tempo, è stata prospettato l’ingesso della mano pubblica, attraverso Cdp, nel capitale della società, in modo tale da diluire il controllo della famiglia Benetton.