Per fare fronte alle esigenze complesse di pianificazione patrimoniale il gruppo Azimut ha rafforzato l’attività nel campo assicurativo non solo con prodotti flessibili e personalizzabili, ma soprattutto con processi che mirano ad innovare l’attività di consulenza sul mondo Vita.
Ne abbiamo parlato con Matteo D’Ettorre, amministratore delegato di Azimut Financial Insurance S.p.A. la società controllata al 100% da Azimut Holding che svolge attività di distribuzione di prodotti assicurativi e bancari.
Siete una delle poche realtà in controtendenza rispetto alla fase di stanchezza che ha colpito il mondo delle unit linked. A cosa è dovuto?
Nel mondo delle polizze unit linked la nostra attività è in controtendenza rispetto al mercato che, stando ai dati Ivass, ha visto una contrazione dei premi pari al 14% nel I semestre del 2022. Uno dei motivi principali di questo successo è legato all’innesto di una nuova cultura aziendale che ha di fatto esteso il raggio d’azione dei nostri consulenti finanziari anche a tematiche inerenti l’asset protection.
Da pianificazioni strettamente legate agli investimenti finanziari a veri e propri progetti patrimoniali multidisciplinari che convergono su temi di natura fiscale, successoria, assicurativa e contrattuale in senso ampio. Per troppi anni le unit linked sono state considerate come meri veicoli d’investimento riservati a chi era molto avanti con l’età, la vera rivoluzione per noi è stata quella di ampliare la base anagrafica dei nostri clienti e prospect partendo dal presupposto che questo strumento non debba essere scelto solo per motivi di fiscalità successoria, ma meriti una valutazione legata anche alle sue caratteristiche di protezione.
Ma non solo, abbiamo anche allargato la sfera d’azione delle polizze alle imprese per gestire la tesoreria e favorire l’efficientamento contabile offerto da questi tipi di soluzioni.
E’ stato sufficiente solo questo periodo di formazione?
Passaggi culturali così importanti devono essere favoriti anche da strumenti che permettano ai consulenti di tradurre e rappresentare in modo semplice la complessità di una proposta assicurativa olistica. E’ per questo che abbiamo sviluppato sistemi proprietari che ci consentono, da un lato, di analizzare oggettivamente le caratteristiche dei principali contratti assicurativi presenti sul mercato e, dall’altro, di fornire report puntuali a supporto dei progetti patrimoniali dei clienti.
Che risultati avete ottenuto?
Grazie a questi sforzi negli ultimi 2 anni e mezzo abbiamo accresciuto il numero dei contraenti della Compagnia Azimut Life e ridotto l’età media degli assicurati a 61 anni dai precedenti 65. In questo modo è stato rivitalizzato il business avendo di fatto aumentato la longevità del book di circa 4 anni. Inoltre, rispetto al 2021, siamo passati da 31.600 contraenti a 42.200 attuali e raddoppiato il numero di aziende clienti.
Complessivamente nel periodo abbiamo raccolto premi per 2,8 miliardi di euro (+42% vs triennio precedente) portando gli AUM complessivi della compagnia Azimut Life a circa 7 miliardi.
Quali obiettivi avete per il futuro?
Per consolidare la crescita nel mondo assicurativo abbiamo lanciato di recente Azimut Life Universal, veicolo assicurativo dedicato alla clientela Uhnwi che fa della personalizzazione il suo punto di forza. Lo strumento è pensato per massimizzare la tutela dei beneficiari e del patrimonio attraverso un set di coperture chiamate mosaico. Si può spaziare dalla garanzia del capitale ai beneficiari al consolidamento del massimo valore raggiunto dalla polizza durante la durata contrattuale, fino ad arrivare all’ultimo tassello del mosaico “protezione imposte” che prevede la possibilità di restituzione ai beneficiari del controvalore della polizza al lordo delle imposte sul capital gain e dei bolli.
Per i prossimi mesi abbiamo intenzione di continuare con il nostro percorso di crescita del business Vita e ci siamo fissati obiettivi ambiziosi coerenti la crescita del Gruppo: dall’inserimento dei private market all’interno delle nostre Private Insurance, al continuo aumento dei nuovi contraenti corporate che rappresenta un bacino ancora poco servito dal mercato.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di luglio-agosto del magazine Wall Street Italia.