NEW YORK (WSI) – Per gli investitori è arrivato il momento di cambiare strategia? Il punto infatti è che i titoli azionari non sono più appetibili come prima, soprattutto se si considerano i valori dello S&P 500.
O meglio, il valore che viene considerato il più popolare per capire se è il momento di cambiare approccio nelle proprie scelte di investimento. Si tratta del rapporto forward price to earnings ratio che, nel caso del listino benchmark americano, oscilla al record in sette anni, ed è vicino anche al massimo in 10 anni.
Precisamente, stando ai dati di FactSet, lo S&P 500 è scambiato 15,88 volte le stime degli analisti sugli utili che le società riporteranno nei prossimi 12 mesi; si tratta del ratio S&P P/E più elevato dal 2007. Nel luglio del 2007, il ratio si attestava a 15,93.
Il punto è che, se il numeratore del rapporto price to earnings P/E sta salendo (ovvero se sta salendo la componente dei corsi azionari), non si può dire lo stesso del denominatore (utili), che invece sta scendendo. In particolare il recente crollo dei prezzi del petrolio sta portando molti analisti a rivedere al ribasso in modo significativo le loro stime sugli utili per le società attive nel mercato energetico.
Per esempio, lo scorso 30 settembre, gli analisti avevano previsto una crescita degli utili +7,8% nel 2015; ora, l’outlook è di un calo -1,4%. Gli investitori “dovrebbero iniziare certamente a innervosirsi – ha commentato in una intervista a Cnbc Jim Tuorio, di TJM Institutional Services – detto questo ritengo che dovreste essere ancora bullish. Ma in modo intelligente”.
Il collega Curtis Holden, senior investment officer presso Tanglewood Wealth Managament, fa notare che “una parte di mercato che appare costosa è quella delle small-cap, dunque noi stiamo posizionando il nostro portafoglio verso le società a maggiore capitalizzazione, e con una qualità superiore”.
Brian Stutland di Equity Armor Investments raccomanda di allocare parte del portafoglio in prodotti legati alla volatilitĂ , che tendono a registrare trend inversamente proporzionali rispetto a quelli del mercato, e che salgono in momenti di incertezza.
Nicholas Colas di ConvergEx aggiunge di “mettere da parte sempre un po’ di liquidità , che possa dare un senso di sicurezza”. Lo stesso Colas però afferma: “Ok, l’azionario non è conveniente, ma non lo è neanche un Rolex, e la gente continua comunque a comprarlo”. (Lna)
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