New York (WSI) – Le Borse puniranno le Banche centrali. Non è un avvertimento qualsiasi, ma è preciso e chiaro quello che lancia Marc Faber, guru di Wall Street soprannominato mister Catastrofe, ossia Dr Doom, per le sue posizioni pessimistiche.
Intervistato dal canale televisivo Cnbc, Faber fa il punto sugli effetti collaterali che scaturiranno dalle politiche del denaro facile, avvertendo che le conseguenze saranno molto pericolose.
Da settembre, ovvero da quando la Federal Reserve e la Banca centrale europea hanno annunciato i piani di acquisti di asset, i mercati azionari e obbligazionari sono stati avvolti in un limbo a causa delle forti iniezioni di liquidità. L’indice S&P 500, per esempio, ha conseguito un rialzo di oltre il 10%, mentre i rendimenti del Tesoro sono crollati ai minimi storici.
Ma Faber avverte: adesso il gioco si fa duro perché quel “flusso irregolare di denaro” potrebbe indurre a un crollo del mercato obbligazionario e condurre dritti dritti a una bolla sui mercati azionari.
Che la situazione non sia così trasparente come potrebbe sembrare di primo acchito lo ritiene anche William Katz, analista presso la banca Citi. In una sua analisi, l’esperto ricorda come da inizio anno l’azionario abbia macinato lauti guadagni.
Ma si tratta davvero di rotazione, dunque di spostamento dei flussi dal mercato dei bond ai titoli azionari, o invece, più semplicemente, di una parentesi stagionale? Certo, i tassi decennali sui Treasuries, superando per la prima volta da aprile la soglia del 2% – in corrispondenza del calo dei titoli di stato Usa – avallerebbero l’ipotesi della “Great Rotation”, come la chiamano in America. [ARTICLEIMAGE]
Ma i dati raccontano un’altra storia: nella prima settimana di gennaio, gli investitori hanno riversato sui mercati azionari $26,6 miliardi; nella seconda $21,9 miliardi; nella terza $16,6 miliardi. Il trend è stato dunque discendente.
E Katz interpreta tali dati sottolineando che la loro interpretazione lascia supporre che “la rotazione dai titoli a reddito fisso alle azioni non è indicativa di un cambiamento strutturale”, ma stagionale. Anche perchè, è bene metterlo in evidenza, il mese di gennaio di norma si conferma un mese di guadagni per l’azionario. Dunque, in definitiva, “esiste il sospetto di una correzione in arrivo”.