La media dei target price assegnati dagli analisti alle società americane conferma la prospettiva che, quest’anno, il potenziale di crescita dell’azionario Usa sia di gran lunga inferiore a quello sperimentato nel 2019. Se a fine 2018 target price medio, calcolato da Bespoke Investment Group tramite un’analisi bottom-up, descriveva un potenziale rialzo del 24% a fine 2019 esso si limita a un ben più magro +5,5%. Nel 2019 peraltro le cose sono andate anche meglio del previsto: lo S&P 500 ha chiuso l’anno con una performance del 29% (il miglior anno dal 2013).
“Tecnologia, assistenza sanitaria, servizi pubblici, servizi finanziari e beni di prima necessità si trovano al di sotto del 5% rispetto ai loro target price, il che rappresenta una netta differenza rispetto allo scorso anno quando le azioni erano al di sotto dal 10 al 20% rispetto ai loro obiettivi di prezzo”, ha scritto Bespoke in una nota per i clienti.
Nel 2019 uno dei settori più performanti era stato, ancora, quello tecnologico: lo testimoniano i dati del Nasdaq 100 e del Nasdaq Composite, il cui progresso nel 2019 è arrivato al 38% e al 35,2% (contro il 29% dello S&P 500). Gli analisti, secondo i dati Bespoke, avrebbero dunque ridimensionato la loro visione ampiamente rialzista su questo settore.
I produttori di beni di prima necessità, il comparto finanziario e quello delle utility sono i tre settori che presentano i rialzi potenziali più contenuti, inferiori al 3%.
Sul versante opposto, c’è il comparto energetico che, dopo un 2019 decisamente difficile, risulta ora il più promettente con un target price superiore del 15,2% rispetto al valore delle azioni di fine anno.
Allo stesso tempo le raccomandazioni “buy” sulle azioni sono passate dall’essere il 55,4% del totale al 50% circa, un altro segno dell’ottimismo assai cauto degli analisti. Anche qui è il comparto energetico quello più raccomandato, con una percentuale di rating “buy” al 64,2%.
Una corsa che è proseguita a inizio anno
Mentre le previsioni di fine 2019, come abbiamo visto, si sono limitate a un rialzo potenziale del 5,5%, i maggiori listini americani hanno continuato a battere record nelle prime settimane del nuovo anno. Il 10 gennaio il Nasdaq 100 ha chiuso su nuovi massimi storici portandosi a 9.019 punti, circa il doppio rispetto ai livelli del picco antecedente allo scoppio della crisi del 2000. Il giorno precedente era stato lo S&P 500 a registrare i nuovi massimi storici portandosi a 3274 punti S&P 500. Già lo scorso novembre la corsa della borsa Usa ha fatto registrare la migliore (e più lunga) fase rialzista di sempre con una performance del 468% dal marzo 2009.
Attualmente lo S&P 500 è in rialzo dell’1,07% da inizio anno, mentre il Nasdaq 100 è già salito del 2,67%.