Un termometro per testare lo stato di salute dell’economia globale. Si potrebbe riassumere così l’importante ruolo svolto dal Baltic Dry Index (BDI), l’indice sull’andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie delle navi cargo con materiale dry (non liquido) e bulk (sfuso). E anche se il nome sembra suggerire diversamente, esso raccoglie i dati delle principali rotte mondiali e non è ristretto a quelle del Mar Baltico.
In breve, indica quanto costa spedire materie prime e merci (ferro, acciaio, cemento, carbone e così via).
Baltic Dry Index: il dato prezioso sulle materie prime
Nonostante la crescita record registrata in Asia negli ultimi decenni gli abbia fatto assumere una connotazione sempre più “orientale”, questo indice rileva quotidianamente l’andamento dei costi del trasporto sulle principali rotte mondiali.
Per calcolare il Baltic Dry Index, i membri del Baltic Exchange valutano i costi dei principali spedizionieri del mondo per trasportare i materiali attraverso 22 diverse rotte in tutto il mondo. E così si rivela un indicatore perfetto per quantificare la domanda globale di materie prime. Un dato utilissimo per comprendere l’andamento generale dell’economia mondiale.
La spinta delle politiche monetarie
Il Baltic Dry Index in genere aumenta di valore all’aumentare della domanda di materie prime e diminuisce al calare della domanda di materie prime. Attualmente il BDI è ai massimi da oltre dieci anni.
Sopra 5 mila punti, l’indice quota a livelli che non si vedevano addirittura dal 2007, anche se negli ultimissimi giorni sembra aver intrapreso una lenta discesa. A spingerlo così in alto, una dose mai vista di stimoli monetari e fiscali. L’economia globale si sta riprendendo, variante Delta permettendo, prima e meglio del previsto. Crollati nella prima fase della pandemia, i volumi mondiali di esportazioni al momento sono a livelli superiori rispetto al pre-Covid.
Il rischio dell’inflazione
La ventata di ottimismo dei dati attuali, però, è contrastata dai rischi di inflazione che per svariati motivi stanno interessando proprio le materie prime.
Un trend che sta iniziando a preoccupare tanto gli investitori quanto i decisori politici. E di fatti, la risalita dell’indice nelle ultime settimane si è arrestata e sembra aver imboccato la rotta inversa. Una situazione che si sta evolvendo e che bisognerà monitorare da vicino, anche per comprendere bene come si svilupperà nei prossimi mesi.
E, conseguentemente, capire come andrà l’economia globale. Forse la cosa più importante di tutte.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di novembre del magazine Wall Street Italia.