NEW YORK (WSI) – Balzo del greggo sui mercati dopo che le speranze di trovare un’intesa a Ginevra sul nucleare iraniano si sono ridotte al lumicino. Oggi sicuramente un’intesa non sarà siglata.
Il contratto sul petrolio scambiato a New York fa segnare un rialzo del 2% interrompendo un trend ribassista che molti consumatori speravano potesse persistere. I futures avanzano in area 95,23 dollari al barile, attestandosi ai massimi di sette settimane.
I leader mondiali convocati al tavolo delle negoziazioni di Ginevra per trovare una soluzione alla crisi nucleare iraniana hanno fatto sapere ai giornalisti che oggi non ci sarà un accordo.
I colloqui, che dovrebbero chiudersi venerdì, vedono coinvolti i membri del Consiglio di Sicurezza 5+1, ovvero Cina, Russia, Francia, Germania, Regno Unito e Usa. Per il ministro francese degli Esteri Laurent Fabius finchè i negoziati continuano un accordo è ancora possibile.
Per gli inviati di Euronews le parole forti pronunciate da Iran e Israele sono studiate per un’udienza nazionale. Ma dietro alle dichiarazioni di facciata, ci sono segnali che un intesa non è ancora da escludere del tutto.
Le posizioni di Israele e Stati Uniti non sono mai state così lontane. Il Wall Street Journal ha addiritutta scritto che “da decenni” le divisioni non erano così ampie. Leslie Gelb, ex numero uno del Consiglio sulle Relazioni Internazionali e un insider di Washington da decenni, ha definito la situazione “la peggiore che io abbia mai visto”.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, falco che non ha mai nascosto di preferire Mitt Romney alla rielezione di Barack Obama, continua a criticare la proposta sponsorizzata dagli americani, mettendo sul piatto un piano che sarebbe inaccettabile per Teheran.
Netanyahu ha detto in un’intervista alla CNN che la proposta di Obama concede tanto a Teheran, che invece non offre nulla in cambio. Contemporaneamente – e non è una coincidenza – l’ex consulente alla sicurezza nazionale israeliana Yaakov Amidror, uno degli alleati più vicini a Netanyahu prima di lasciare l’incarico, ha dichiarato che il Paese è pronto a intraprendere un’azione militare unilaterale contro l’Iran: “Non abbiamo bisogno di ottenere il permesso da nessuno. Siamo uno stato indipedente”.
Obama è contrario al punto di partenza del piano di Israele, che chiede di mettere immediatamente fine ai programmi nucleari che l’Iran sostiene invece abbiano meri scopi civili.
Nel rischiare una rottura con il presidente Usa, che a prescindere dai suoi risultati ha solo tre anni di mandato alla Casa Bianca, è chiaro che Netanyahu è convinto di poterla avere vinta.