Economia

Banca Carige: M5S vuole mettere alla gogna debitori, come per MPS

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Stabilita la garanzia statale per i bond emessi da Banca Carige, con un decreto controverso – fotocopia di quello stilato nel 2016 dal governo a guida PD per salvare MPS – resta da sciogliere il nodo della nazionalizzazione.

Da un lato ci sono i due vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio (il quale aveva promesso che le banche non sarebbero state salvate con i soldi pubblici), che non si dicono preoccupati dall’eventuale ingresso dello Stato nel capitale dell’istituto. Il leader del M5S promette inoltre che i banchieri colpevoli saranno puniti e che verrà resa pubblica la lista dei debitori e creditori.

“Se troveremo persone che hanno difficoltà a pagare neanche ve lo diremo il nome. Ma se troveremo i soliti noti, i soliti soggetti che hanno avuto favori dalle banche in questi anni non solo ve lo comunicheremo ma la faremo pagare a tutti quei banchieri che in questi anni hanno ridotto così quella banca”.

Dall’altro c’è il più pragmatico Giovanni Tria – ministro dell’Economia – il quale chiarisce di preferire la soluzione del ricorso a capitali privati, anche in considerazione del fatto che il governo italiano ha già speso e perso soldi per salvare MPS nel 2017.

Durante il question time alla Camera Tria ha ribadito che l’opzione “preferibile” è quella di una soluzione di mercato. Rimane un mistero quale sia la posizione della Bce nei confronti del piano del governo. Le regole europee vietano gli aiuti di Stato e le autorità di Francoforte e Bruxelles, così come Tria, preferirebbero che Banca Carige venga sanata con la vendita a una banca più solida.

“Il governo è pronto a realizzare quanto necessario e con le modalità più opportune per la salvaguardia dei risparmiatori e del tessuto economico di riferimento in coerenza con il quadro normativo europeo”, ha affermato Tria, secondo cui al momento “non è possibile stabilire” se sarà necessario l’intervento pubblico. In ogni caso l’entrata del governo – e quindi l’esborso dei contribuenti – sarebbe “a termine”, in quanto la quota andrà ceduta nei tempi fissati dalla Ue.

L’erario potrebbe anche rimetterci dei soldi e non per forza l’operazione finirà per risultare vincente. Basta pensare al caso di MPS. In Borsa la quota in mano al Tesoro, che deve essere ceduta entro il 2021, vale 4 miliardi e 200 milioni di euro in meno di quanti ne aveva investiti il governo Gentiloni.

Anche i commissari, che devono rispondere alla Bce e che presenteranno un piano di rilancio il 26 febbraio, sperano di scongiurare il crac di Banca Carige senza dover far ricorso all’intervento statale che potrebbe costare 1,3 miliardi, tra la garanzia pubblica da assicurare su 3 miliardi di euro di Bond e acquisto di azioni per 1 miliardo.

Alla ricapitalizzazione sono contrari quasi tutti: “non è sul tavolo, non è necessaria”, ha assicurato il commissario Pietro Modiano. Da parte sua il governatore della Liguria Giovanni Toti si augura che “la regione non diventi un laboratorio di politiche neo-stataliste“, definendo la nazionalizzazione un’idea “vecchia e sbagliata”.

Di Maio ha difeso il decreto dell’esecutivo del cambiamento, dicendo che “tutela i risparmi dei cittadini che hanno scelto la banca Carige”. Il testo è in linea di continuità con il provvedimento di amministrazione straordinaria recentemente adottato dalla Bce.

I correntisti teoricamente sono protetti fino ai 100 mila euro in banca, grazie al Fondo di tutela dei depositi, ma tutti i legami con l’economia del territorio (prestiti alle imprese e agli individui) non sono protetti da un eventuale crac bancario.

“Le banche italiane pagano il prezzo di un sistema di vigilanza della Bce che va dotato di strumenti rafforzati di controllo e di intervento. Saremo sempre dalla parte dei risparmiatori e dei correntisti, sempre”. Secondo il ministro degli Affari Europei Paolo Savona il caso Carige dimostra quanto sia urgente arrivare a un’unione bancaria europea.

Per quanto riguarda la promessa di una norma equa, il leader del M5S ha puntualizzato che ai commissari verrà chiesto di promuovere una “azione di responsabilità” verso gli ex manager e – come avvenuto per MPS – di fornire “l’elenco dei debitori” e “di verificare se ci sono legami politici o personali con gli amministratori delegati di questi anni”.

“La lista” sarà resa pubblica e “i banchieri che hanno ridotto così la banca” andranno “puniti fortemente”. Verrà inoltre aperta una nuova commissione d’inchiesta sulle banche. Perché nella nuova era che si è aperta con il sedicente ‘governo del cambiamento’, non ci saranno “mai più banchieri impuniti“.