NEW YORK (WSI) – Raghuram Rajan, presidente della Banca centrale dell’India, ha lanciato un avvertimento alle aziende indiane, invitandole ad adottare misure precauzionali nel caso in cui dovessero decidere di assumere prestiti in dollari.
L’indebitamento, a suo avviso, sarebbe infatti simile alla “roulette russa”, soprattutto se venissero contratti prestiti “relativamente nel breve periodo”.
Rajan ha anche sottolineato, stando a quanto riporta Bloomberg, che gli Stati Uniti dovranno comunque accettare un dollaro più forte, in un contesto in cui la Federal Reserve si appresta ad alzare i tassi sui fed funds per la prima volta dal 2006.
“A un certo punto la Fed dovrà iniziare a normalizzare i tassi di interesse – ha detto a Bloomberg TV, parlando dal quartiere generale della Reserve Bank of India, a Mumbai – Se la Fed non inizierà a farlo, altri non lo faranno. E la Fed, quando lo farà (alzerà i tassi), dovrà accettare una qualche forma di apprezzamento del dollaro”.
Le dichiarazioni sono tra le più esplicite tra i paesi membri del G20 e invitano gli Usa a rassegnarsi. Il problema per gli Stati Uniti è che l’apprezzamento del dollaro sta già danneggiando gli utili di colossi del calibro di DuPont e Procter&Gamble.
Tornando all’avvertimento rivolto alle aziende indiane e relativo alla contrazione di prestiti in dollari, Rajan ha precisato che la banca centrale indiana ha il compito di combattere la volatilità, non quello di mantenere la rupia a un certo valore.
Da segnalare che la rupia indiana è balzata +11,5% dal minimo record testato nell’agosto del 2013, quando Morgan Stanley battezzò le valute di India, Sud Africa, Brasile, Indonesia e Turchia “fragile five”, ovvero le “fragili cinque”, causa le difficoltà riscontrare dai paesi nel riuscire ad attrarre capitali per finanziare i loro deficit.
Rajan ha ammesso che una delle sue preoccupazioni è che, “in questo contesto in cui si è alla ricerca di rendimenti, visto che tutti adottano politiche monetarie estremamente accomodanti, assisteremo al caso di quegli investitori che non avranno pensato bene al tipo di investimento che stanno facendo perchè sanno di avere una via di uscita molto semplice”. Questo, mentre “vorrei vedere gli investitori muoversi verso le lunghe scadenze”.
I bond indiani a 10 anni rendono 598 punti base di più rispetto agli equivalenti Treasuries. Il punto però è che un rialzo dei tassi da parte della Fed rischia di diminuire questo ritorno per gli investitori stranieri.
“Quello che scatena una crisi è di norma una richiesta di grande liquidità che si verifica quando il tuo creditore arriva e dice di volere i soldi ora – ha fatto notare Bhanu Naweja, responsabile della strategia mercati emergenti presso UBS Group, a Londra – E questo capita quando si è in presenza di bond che scadono nel breve”. E “noi abbiamo diversi bond che scadono nel breve. Ciò ci preoccupa”.
Rajan ha aggiunto che gli investitori stranieri possono al momento acquistare solo corporate bond indiani che abbiano una scadenza ad almeno tre anni.
Una prima e forte vendita di debiti denominati in rupia per un valore di $8 miliardi si è verificata nel 2013 quando la Fed iniziò a parlare della possibilità di iniziare a ridurre i suoi acquisti di bond.
(Lna)
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