Le principali banche centrali dovrebbero procedere con l’aumento dei tassi di interesse. Domenica scorsa, nella sua relazione annuale, la Banca dei Regolamenti Internazionali ha suggerito alle autorità di politica monetaria di ridurre le politiche accomodanti. La BRI, organizzazione ombrello delle banche centrali, ha motivato il suo invito con l’affermazione che la crescita globale potrebbe presto tornare su livelli medi di lungo termine, dopo un miglioramento del sentiment durante l’ultimo anno.
Gli alti livelli di debito e la crescita lenta della produttività sono fattori di rischio ma secondo la BRI bisognerebbe trarre vantaggio dal miglioramento delle prospettive economiche e dal suo effetto sorprendentemente trascurabile sull’inflazione. “Qualunque cosa facciamo, dobbiamo farla con molta attenzione, ci sono ostacoli a breve termine sulla strada”, ha detto a Reuters Hyung Song Shin, responsabile della ricerca di BRI, “e sarà molto difficile se non impossibile rimuoverli”. Per questo le banche devono essere abbastanza forti da resistere a ogni turbolenza.
La Bri ha isolato quattro rischi principali per le prospettive economiche nel medio termine: un’esplosione improvvisa dell’inflazione che potrebbe danneggiare la crescita, uno stress finanziario legato alla fase di contrazione dei cicli finanziari, un aumento del protezionismo e consumi più deboli, non sostenuti da una crescita degli investimenti.
Suggerimenti che potrebbero essere ascoltati alla Federal Reserve, nonostante i vertici abbiamo di recente allontanato le date del processo di normalizzazione della politica accomodante degli ultimi anni e che sono arrivati pochi giorni prima del discorso di Mario Draghi in Portogallo. Il presidente della Bce ha auspicato un atteggiamento prudente nel processo di normalizzazione dei tassi, pur sottolineando il rafforzamento dell’economia.