La Brexit avrà un effetto molto negativo sulla fiducia e sugli investimenti delle aziende britanniche. E l’impatto si sentirà “per diversi anni”. È il parere espresso dall’ultimo arrivato tra i membri della commissione sui tassi di interesse della Banca d’Inghilterra.
Parlando all’Università di Birmingham University Jonathan Haskel avverte che i problemi creati dalla Brexit non se ne andranno facilmente.
Dal referendum del 2016, gli investimenti delle imprese sono stati più fiacchi della media del G7, perché l’incertezza ha spinto le società ha ridurre le spese e rivedere i piani. Pertanto, “è tuttora molto probabile che gli investimenti rimeranno bassi nei prossimi anni“, secondo Haskel.
Brexit, i due motivi per cui gli investimenti saranno bassi
1) Anche se il piano di Theresa May passasse e assistessimo a un divorzio con un accordo, il periodo di transizione potrebbe durare anche più dei 21 mesi previsti. Persino nel migliore degli scenari, dunque, il banchiere ritiene che sia “possibile che, come l’articolo 50, Londra chieda più tempo” all’Unione Europea.
In questo caso, “è probabile che ci sarà un altro round di negoziati” tesi e di incertezze inevitabili.
2) Gli investitori vogliono sapere quale sarà il rapporto commerciale futuro tra i due blocchi, cosa che non viene indicata nemmeno nel testo del Withdrawal Agreement. Ossia l’accordo firmato da Ue e UK che non è stato approvato dal parlamento britannico.
Per le società, sapere se si tratterà di un’unione doganale o un’area di libero commercio è cruciale, perché dà un’idea del tipo di scambi commerciali (con o senza frizioni) che si intrecceranno con l’Unione Europea. “Deve essere presa una decisione al più presto, in modo che i negoziatori possano mettersi al lavoro e le aziende possano fare piani di investimento”.
Haskel conclude ricordando al pubblico in aula che le previsioni della Banca d’Inghilterra sono per una crescita delle attività commerciali e dell’economica più deboli anche tra 15 anni. Rispetto a uno scenario in cui Londra sarebbe rimasta all’interno del blocco.
“Almeno per i prossimi anni, le prospettive di avere investimenti bassi sembra la cosa più probabile”, secondo l’esponente della Banca d’Inghilterra. Tutto si decide tra il 12 e il 14 marzo. Se il 12 marzo l'[accordo voluto dal governo viene bocciato ancora una volta il Parlamento si esprimerà sul “no deal”.
È una cosa su cui dovrebbero riflettere a lungo i legislatori inglesi quando voteranno domani sull’eventuale accordo di Theresa May. Se al Withdrawal Agreement preferiranno uno scenario di “no deal” le conseguenze negative potrebbero protrarsi ancora più a lungo. Un terzo scenario possibile è che venga rimandata la deadline del 29 marzo.