I tassi di interesse restano fermi al minimo storico dello 0,25% nel Regno Unito, ma un incremento del costo del denaro è sul tavolo e la tabella di marcia potrebbe cambiare. Potrebbe infatti accadere “nei prossimi mesi” e non più “nel periodo preso in considerazione”, secondo Mark Carney e soci. L’economia britannica “leggermente più robusta” del previsto potrebbe convincere le autorità di politica monetaria ad assumere un approccio strategico più aggressivo. Ma per la maggior parte degli analisti se ne riparlerà in tutti i modi nel 2018 e non prima.
Per il momento le misure di accomodamento monetario senza precedenti rimangono in vigore. Le tante incertezze sulle condizioni del mercato del lavoro e sul futuro dei rapporti diplomatici e commerciali con l’Unione Europea dopo la Brexit hanno impedito alla Banca d’Inghilterra di avviare finalmente un processo di normalizzazione delle politiche monetarie. Lo ha ammesso lo stesso istituto centrale: sulle prospettive economiche, poi, “rimangono rischi significativi.”
La tensione sui mercati finanziari era alta alla vigilia della decisione di Carney e colleghi. Sul valutario la sterlina, poco intonata prima della decisione, si è rafforzata sopra 1,33 dollari (vedi grafico in fondo). La banca centrale britannica ha sottolineato che “nei prossimi mesi una riduzione dei piani di allentamento monetario sarà probabilmente appropriata”. Nonostante le preoccupazioni legate alla robustezza dell’economia, la Banca d’Inghilterra ha posto l’accento sui dati macro del terzo trimestre, più positivi di quanto aveva previsto il board. Se l’attività economica si confermerà così buona, allora il “ritmo al quale saranno alzati i tassi sarà più alto di quanto sconta il mercato”.
Una grande domanda che si ponevano i trader era anche se il board sarebbe stato ancora una volta spaccato e in particolare se il chief economist Andy Haldane avrebbe cambiato idea e spinto per una stretta monetaria. Così non è stato: i voti a favore di un irrigidimento monetario sono stati due e non tre. La Banca d’Inghilterra, che si trova tra due fuochi, ha inoltre votato all’unanimità per mantenere invariato anche il programma di acquisto monetario da 435 miliardi di sterline.
Come dimostrano le divisioni in seno al board, la Banca d’Inghilterra si trova davanti a un dilemma: l’inflazione si sta surriscaldando e la disoccupazione è ai minimi di 42 anni, ma i salari stagnanti confondono le idee sul reale stato di salute del mercato del lavoro. Le attese del mercato erano per un atteggiamento aggressivo da parte di Carney, ma senza un rialzo dei tassi. Nelle ultime due riunioni di politica monetaria due membri sugli otto che compongono il board della Banca d’Inghilterra hanno votato a favore di una stretta monetaria.
Con le incertezze legate alla Brexit, i salari fiacchi (+2,1% l’ultima lettura) e le famiglie alle prese con una riduzione del potere di acquisto in un contesto di costi della vita in aumento, gli economisti puntavano su un mantenimento dello status quo. Le ultime rilevazioni macro parlano di prezzi al consumo in progresso del 2,9%, sui massimi di quattro anni. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,3% nel secondo trimestre, il livello più basso dal 1975 e lo 0,2% in meno delle stime della Banca d’Inghilterra.