Banca d’Italia: autonomia e indipendenza, a prescindere
A sentire i tanti soloni in circolazione, ex segretari del Partito democratico, Presidenti emeriti della Repubblica, ministri in carica, presidenza del Consiglio o una schiera di economisti, bisogna assicurare “autonomia e indipendenza” alla Banca d’Italia e per essa, la facoltà di confermare o scegliere il successore alla guida dell’Istituto di vigilanza e tutto questo, a prescindere!
A prescindere da che cosa?
A prescindere dalla gravità dei disastri accaduti, dalle banche fallite a ripetizione e dalla volontà delle forze politiche in Parlamento, che hanno semplicemente chiesto di valutare un “cambio di passo” nel designare l’alta carica istituzionale al vertice dell’Istituto, che ha dimostrato una evidente incapacità ad esercitare la vigilanza dovuta sul sistema bancario.
Si grida allo scandalo addirittura dicendo, per bocca del ministro in carica dello Sviluppo economico Carlo Calenda che, l’aver presentato una “mozione” in Parlamento si “è trattato di un incidente”.
Ora non è chiaro se con la parola “incidente” ci si è voluto riferire al disastro bancario o alla naturale esigenza di tutelare i risparmiatori secondo il dettato Costituzionale.
La domanda che dobbiamo porci a mio avviso è un’altra: in una democrazia come la nostra, una Repubblica parlamentare, dove il popolo ha eletto i propri rappresentanti come fa a manifestare un disagio, una condizione di difficoltà se non per il tramite dei propri rappresentanti?
Questo popolo senza volto e senza voce può avanzare una richiesta – cambio di passo nell’azione di vigilanza della Banca d’Italia – per mezzo dei propri rappresentanti senza gridare a “lesa maestà”?
Insomma, per farla breve, il popolo ed io tra questi, nel nostro Paese, ha ancora un diritto di cittadinanza?
Sono senza parole!