AREZZO (WSI) – Indagato per bancarotta fraudolenta tutto il Consiglio di amministrazione della vecchia Banca Etruria, in cui compare anche il padre del ministro delle riforme, Maria Elena Boschi, Pier Luigi Boschi. L’indagine avviata dalla procura di Arezzo, guidata dal procuratore capo Roberto Rossi ha chiesto anche il sequestro per 1,2 milioni di euro della somma percepita dall’ex direttore generale della banca fallita come “buonuscita”.
Una somma attualmente al vaglio del Gip, deliberata da tutto il Cda allora presieduto da Lorenzo Rosi e con la presenza di Pier Luigi Boschi. Nel mirino degli investigatori anche le operazioni contestate da Bankitalia ai consiglieri di Banca Etruria, oggi all’esame di procura e Guardia di Finanza.
Al vaglio degli investigatori inoltre la vicenda delle consulenze pagate dalla banca, come quella relativa alla riorganizzazione di aspetti di “corporate governance, controllo interno, modello organizzativo dgls 231, operazioni in conflitto d’interesse, privacy e antiriciclaggio” della banca. Consulenze pari, in un caso, a 85700 euro, pagati a Daf Service srl, per verificare eventuali business di Kazakhistan e Kirghkistan, di cui non sono state rendicontate le prestazioni se non “con lettere di presentazione e relazioni da cui si evince solo visite e incontri effettuati”.
L’altra riguarda un commissione di 1,3 milioni di euro alla Jci Capital per l’aumento di capitale del 2013 “finita nella riserva da utili della banca”. Alla lista di consulenze sotto indagine ne figurano tante altre pagate e mai provate o con importi troppo alti rispetto a quelle deliberate o non rendicontate in maniera corretta, per un totale di 17 milioni di euro nel giro di 3 anni.
Nell’inchiesta riguardante Banca Etruria anche le operazioni in conflitto di interesse compiute da membri del cda, oggetto di uno specifico procedimento e altre relative all’ostacolo alla vigilanza. È stato chiuso invece il secondo filone dell’inchiesta quello relativo alle false fatturazioni.