AREZZO (WSI) – Come volevasi dimostrare gli unici finora a pagare per il crac di banca Etruria non sono i dirigenti, in primis il suo ultimo vicepresidente Pier Luigi Boschi, padre del sottosegretario Maria Elena, bensì i risparmiatori e i dipendenti dell’istituto trasferiti o liquidati.
E farsa delle farse inizia una guerra tra poveri con i primi scagliati contro i secondi, accusati di essere dei truffatori incalliti. Sono cinquecento, come riporta Il Giornale, i fascicoli aperti per truffa e ad ottobre inizierà il processo per 15 funzionari.
Ma i dipendenti dell’ex banca di papà Boschi sono passati al contrattacco e hanno a loro volta controdenunciano i risparmiatori. Il tutto mentre i responsabili del fallimento della banca sono ancora impuniti, visto che sia l’ex presidente Giuseppe Fornasari, l’ex direttore generale Luca Bronchi e il dirigente David Canestri sono stati assolti dall’accusa di ostacolo alla vigilanza e né un euro è stato presi dai loro patrimoni.
L’udienza preliminare per bancarotta fraudolenta è fissato al 22 giugno. A rappresentare i lavoratori di Banca Etruria la Cisl di Arezzo. Ecco le parole di Riccardo Colombani, della segreteria nazionale di First Cisl, e l’avvocato Maurilio D’Angelo, legale del sindacato.
“Tratto comune delle controdenunce depositate attiene alle dichiarazioni rese dai querelanti in ordine al rilascio del cosiddetto questionario Mifid. Dalle evidenze documentali, emerge che i clienti non rilasciarono tali questionari ai dipendenti oggi sottoposti a un ingiusto procedimento penale, come invece dichiarato dai querelanti, bensì ad altri lavoratori diversi mesi prima della conclusione dell’investimento. La circostanza è oltremodo rilevante anche alla luce del fatto che i questionari non furono oggetto di modifica, né prima, né contestualmente alla conclusione delle operazioni di acquisto o sottoscrizione delle obbligazioni subordinate. Pertanto, i lavoratori sottoposti ad azione penale, nei casi in commento non hanno influito in alcun modo nella determinazione del profilo di rischio degli investitori”.
Ma i legali dei lavoratori lanciano l’allarme.
“Le accuse di quegli obbligazionisti che, vistisi azzerati gli investimenti, hanno cercato un capro espiatorio nei lavoratori, facendo loro causa, si rivolteranno come un boomerang contro gli accusatori che hanno dichiarato il falso o hanno simulato reati inesistenti: la legge punisce la calunnia e la simulazione di reato“.