Banca Mediolanum, al via Apple Pay. La sfida dei pagamenti digitali, tra contactless e p2p
Da ieri anche i correntisti di Banca Mediolanum possono utilizzare Apple Pay. Lo ha annunciato l’azienda guidata da Massimo Doris, che sarà protagonista con il padre e presidente del gruppo, Ennio Doris, di uno spot promozionale, sotto la regia di Giovanni Veronesi, on air a partire da domenica 9 luglio.
La funzionalità di pagamento contactless sviluppata dall’azienda di Cupertino è già disponibile in Italia dal 17 maggio anche per i clienti di Unicredit, Carrefour Banca e Boon che possiedono un iPhone SE, iPhone 6 e versioni successive o AppleWatch. Per il momento, quindi, coinvolge una piccola platea di potenziali utilizzatori. Entro l’anno, però, partiranno anche Widiba (Gruppo Mps), Fineco Bank, Carta Bcc, American Express, Hype (Gr. Banca Sella), N26 ed Expendia Smart.
E, del resto, al di là dei numeri iniziali, lo sbarco di Apple Pay è importante soprattutto perché potrebbe innescare un positivo effetto contagio, attirare l’attenzione dei consumatori, grazie alla facilità di utilizzo (basta avvicinare il dispositivo a un pos contactless e autorizzare l’operazione con il sensore di impronte digitali), incalzando altri player – produttori di smartphone e banche – a scendere in campo. Insomma, potrebbe fare da volano a una più rapida diffusione dei pagamenti digitali nel nostro Paese.
Secondo l’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, il valore dei pagamenti contacless ha superato i 7 miliardi di euro nel 2016. Una minuscola quota dei volumi transati sulle carte (190 miliardi di euro) ma in crescita del 700% su base annua. Intanto, anche i pagamenti via mobile hanno raggiunto i 3,9 miliardi, in espansione del 63% rispetto al 2015.
“Apple è il primo grande attore internazionale a sbarcare nel nostro Paese. Molto probabilmente Samsung Pay e Android Pay seguiranno a ruota – ha dichiarato Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano. Samsung infatti ha già annunciato che arriverà nella Penisola entro la fine del 2017. L’anno prossimo toccherà ad Android Pay. “Ci troviamo davanti a un quadro complesso, popolato da diversi attori: dai produttori di telefoni (Apple, Huawei, Samsung, Xiao-mi), ai fornitori di sistemi operativi (Android e Microsoft), fino agli operatori telefonici (Vodafone). Quello che accomuna tutti – osserva Portale – è la scelta della tecnologia NFC (Near field communication ndr)”.
Vale la pena ricordare che il contactless è stato declinato in tre modelli differenti, a seconda che la funzione di pagamento sia memorizzata nella sim del telefono (sim based), nello smartphone (device based) o nel cloud (Hce, Host card emulation). La prima soluzione è utilizzata, per esempio, da Vodafone (funziona con tutte le carte), Bancoposta e Ubi. La seconda è quella adottata da Apple Pay. Mentre l’Hce è la tecnologia su cui stanno lavorando Intesa Sanpaolo, Cartasi e Sia, impegnati in altrettanti progetti pilota.
Al di là delle differenze tecniche, il contactless si appoggia ai circuiti delle carte di credito, ereditandone i pro – può contare su un milione di pos abilitati ai pagamenti senza contatto, circa la metà di quelli in circolazione – e i contro: si basa sulla medesima struttura di costi a carico degli intermediari.
Nel mondo dei digital payments, intanto, sta prendendo piede un altro sistema di pagamento, quello delle transazioni peer-to-peer, che consentono di trasferire piccole somme di denaro via mobile, tramite un bonifico in tempo reale, con disponibilità immediata sul conto del destinatario (privato o esercente). In questo caso, l’architettura tradizionale dei pagamenti con carta viene aggirata, permettendo di abbattere i costi. È il motivo per cui, secondo alcuni osservatori, questa tecnologia potrebbe rappresentare la vera svolta nel mondo dei pagamenti via mobile.
Sul mercato operano circa venti “whatsapp dei pagamenti”, tutte permettono di effettuare trasferimenti tra privati – a costi che variano da zero a 75 centesimi per la singola transazione – solo quattro però consentono già di pagare nei negozi. Si tratta di Satispay, Jiffy (la piattaforma sviluppata da Sia), Tinaba a Hype. Il motivo? A differenza del contactless, qui gli operatori devono investire molte risorse nello sviluppo della rete di accettazione. “È prematuro, adesso, decretare vincitori e vinti – conclude Portale -. Ma sarà molto interessante capire quel che succederà nei prossimi mesi”.