Un nuovo studio della Banca Mondiale riporta che il tasso medio di crescita per i Paesi in via di sviluppo raggiungera’ quest’anno il 4,6% e aumentera’ a 4,8% per il periodo compreso tra il 2001 e il 2002.
Le economie si riprenderanno quindi dalla crisi finanziaria globale del 1997-99, grazie alla forte crescita dei Paesi industrializzati e del commercio globale, ma non tutti i Paesi in via di sviluppo beneficeranno equamente di tale ripresa. Un gruppo di 41 Paesi a basso reddito, con una popolazione di oltre 1 miliardo di persone, infatti, superera’ appena la soglia della crescita positiva.
Mentre i Paesi asiatici toccati dalla crisi finanziaria recupereranno terreno, per gli altri la crescita rimarra’ debole e nel lungo termine sara’ meno accentuata di quella precedente la crisi degli anni novanta. La crisi finanziaria ha diminuito significativamente il reddito e lo standard di vita della classe media e ha ridotto la spesa pubblica per sanita’ e istruzione, limitandone cosi’ l’accesso da parte dei gruppi piu’ poveri.
Il rapporto mostra anche che la tendenza nel mercato dei capitali privati sembra muoversi verso la fine di un ciclo: da un periodo di facilita’ di credito tra il 1990 e il 1996, alla caduta dell’offerta tra il 1997 e il 1999, alla previsione di una graduale ripresa tra il 2000 e il 2002.
Sembra che il flusso di capitali privati verso i Paesi in via di sviluppo abbia segnalato nel 1999 tre elementi fondamentali; un ritorno verso i mercati di capitali internazionali, la caduta della domanda di finanziamenti esterni da parte di Paesi in rapida crescita dell’est asiatico, e il flusso di investimenti diretti stranieri come unica risorsa di fondi a lungo termine per i Paesi piu’ poveri.
Durante la crisi finanziaria, infatti, il flusso di capitali ai Paesi poveri era caduto ai livelli piu’ bassi degli ultimi 50 anni.