(Teleborsa) – La crisi delle finanze pubbliche, le nuove turbolenze legate al pericolo default dei debiti sovrani, una rinnovata fase di incertezza sui mercati internazionali, e l’effetto domino minacciato dalla crisi greca inducono a valutare i rischi delle attività estere dei principali sistemi bancari europei. Questo il contesto d’analisi del Centro Studi dell’Abi che nell’ultimo Rapporto AFO-Financial Outlook ha messo sotto la lente l’esposizione bancaria degli istituti italiani ed europei sui mercati esteri. Utilizzando come indicatori l’ammontare dell’esposizione bancaria, ripartita tra i diversi paesi verso i quali le banche investono, e il cosiddetto ‘rischio paese’ – misurato dagli spread sui CDS, cioè il grado di rischio di ciascuna esposizione – è stata ottenuta una stima di mercato delle potenziali perdite attese dai diversi sistemi bancari europei sul proprio portafoglio estero rapportata alla relativa consistenza patrimoniale. Dai risultati ottenuti risulta che, nonostante l’attuale fase di tensioni finanziarie, le perdite non sarebbero comunque tali da modificare la solidità delle banche dell’Area Euro: in media dovrebbero collocarsi intorno all’8% del capitale. In tale quadro, primeggia il sistema bancario italiano con un’incidenza delle perdite sul patrimonio che risulta di oltre 3 volte inferiore a quella media europea. L’interazione tra il rischio paese e il livello di esposizione, infatti, determina una perdita attesa sull’esposizione estera del capitale in percentuale decisamente più bassa in Italia (3%), contro l’8,2% dell’Area euro e il 18,2% della Germania. Dall’analisi del Centro Studi Abi emerge che la rischiosità del portafoglio delle banche italiane è al di sotto della media dell’Area euro, sia prendendo in considerazione i CDS sui Titoli di Stato a 1 anno che quelli a 10 anni. Inoltre, sia i principali paesi dell’Eurozona (Germania e Francia) che quelli maggiormente in crisi (Grecia, Spagna e Portogallo) risultano avere un grado di rischiosità dell’esposizione estera più elevato rispetto all’Italia. Il settore bancario nazionale risulta, così, nel panorama europeo, tra quelli meno esposti verso l’estero, presentando una sostanziale tenuta rispetto ai rischi esterni, dovuta sia ad un basso effetto di leva sia ad una composizione territoriale del portafoglio meno rischiosa della media europea.