ROMA (WSI) – I licenziamenti per le banche statunitensi e italiane sono stati 100mila per quest’anno e altre migliaia di tagli sembra che siano in arrivo in casa Bnp Paribas e Barclays per l’inizio del 2016. Un trend che, da quel 2007 in cui prese avvio la crisi finanziaria globale, non s’è ancora arrestato.
Secondo l’analisi del Financial Times, i tagli del 2015 (vendite di asset a parte) hanno inciso in proporzione maggiore del 10% sulla forza lavoro complessiva impiegata nelle banche dei principali 11 paesi europei e negli Stati Uniti. E non finisce qui perché, con le nuove e più stringenti regolamentazioni bancarie in arrivo, mantenere intatti i margini e i ritorni sugli investimenti sarà sempre più difficile.
In ordine di tempo gli ultimi licenziamenti sono stati quelli comunicati dall’olandese Rabobank la settimana scorsa: 9mila dipendenti in meno. Appena il giorno precedente Morgan Stanley ne aveva accompagnati alla porta 1200.
Con i tagli in arrivo, invece, sui fronti Bnp e Barclays l’obiettivo è, dichiara il Ft, recuperare dal 10 al 20% dei costi delle banche d’investimento. Nello specifico Barclays, che rivelerà i suoi provvedimenti il prossimo primo marzo, intende ritirarsi più velocemente dalla sua divisione Investments, nella quale sono impiegate circa 20mila persone. In quanto a Bnp Paribas, invece, sarà il retail belga a vedersi ridotto il personale di oltre mille unità.
Secondo l’analista di Nomura, Jon Peace, la musica non cambierà almeno finché i ritorni sull’equity (Roe) non riacquisteranno livelli accettabili, inoltre:
La trasformazione digitale potrebbe essere un driver di ulteriori riduzioni di personale sul lungo periodo, con le filiali che tendono a tagliare in favore dei servizi online
Fonte: Financial Times