È da inizio anno che le più grandi banche americane stanno licenziando i propri dipendenti e, secondo la CNBC, il peggio deve ancora venire.
Se Goldman Sachs nei dati del terzo quadrimestre segnavano 49.000 dipendenti, adesso i dati di settembre segnano 44.600; il 30 maggio una nota della banca affermava che avrebbe rimosso altri 250 persone, soprattutto di livello senior. Stessa cosa ha fatto Morgan Stanley, che ne ha licenziati circa 3.000 nel secondo trimestre. Bank of America ne ha tagliati 4.000 secondo il Financial Times e Citigroup 5.000. Unica eccezione JPMorgan Chase, dove non risultano grossi licenziamenti. In totale, le cinque banche statunitensi più importanti hanno tagliato finora un totale di 20.000 posizioni da inizio anno.
Tutto questo arriva dopo un boom di assunzioni durato due anni durante la pandemia da Covid-19, alimentato da un’impennata dell’attività di Wall Street. Ciò si è attenuato dopo che la Federal Reserve ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse lo scorso anno; sempre meno persone cercavano di aprire mutui e meno aziende hanno emesso debiti, con le banche che di conseguenza si sono trovate con troppo personale da gestire.
Licenziamenti di massa nelle banche
A giugno di quest’anno i licenziamenti avevano toccato quota 11.000. Max Kemnitzer, amministratore delegato per i servizi bancari e finanziari presso la società di reclutamento Michael Page di New York, intervistato dal “Financial Times” ha spiegato:
Questo è probabilmente uno dei mercati del lavoro più difficili che abbiamo visto dalla crisi finanziaria del 2008. Se si considerano metriche come il numero di posti di lavoro in arrivo, la conversione dei curricula che si trasformano in colloqui e i colloqui che si trasformano in offerte, questi numeri sono i più lenti che abbiamo visto da molto tempo a questa parte
Le riduzioni più profonde si sono verificate a Wells Fargo e Goldman Sachs, istituzioni alle prese con il calo delle entrate nelle attività chiave. Ciascuno di essi ha tagliato circa il 5% della propria forza lavoro finora quest’anno.
Alla Wells Fargo, i tagli ai posti di lavoro sono avvenuti dopo che la banca aveva annunciato a gennaio un allontanamento dal settore dei mutui. E anche se la banca ha tagliato 50.000 dipendenti negli ultimi tre anni come parte del piano di riduzione dei costi del CEO Charlie Scharf, l’azienda non ha ancora finito di ridurre l’organico, hanno detto i dirigenti venerdì. Il direttore finanziario della banca Mike Santomassimo ha inoltre affermato che ci sono “pochissime branche dell’azienda” che saranno risparmiate dai tagli.
I casi di Goldman Sachs, Citigroup e JPMorgan
Un copione che si è già visto con le aziende tech, che anche loro hanno assunto moltissimo personale nel periodo pandemico e che quest’anno hanno invece iniziato a tagliare personale.
Le banche non hanno assunto così tanti dipendenti come quelle tech, ma l’epilogo è lo stesso. Ad esempio, la forza lavoro di Goldman Sachs è aumentata di poco più di un quarto tra la fine del 2019 e la fine del 2022, passando da circa 37.800 a 49.000. Licenziando circa 5.000 persone, l’azienda ha liquidato quasi la metà di questo aumento. Nonostante avessero affermato a luglio che i licenziamenti di massa erano terminati, secondo CNBC nelle prossime settimane la banca licenzierà circa l’1% o il 2% dei suoi dipendenti.
Anche Citigroup ha fatto grossi tagli, nonostante il numero dei dipendenti sia rimasto stabile a 240.000 quest’anno, e secondo il direttore finanziario Mark Mason altri ne arriveranno nei prossimi mesi. La banca ha già affermato che verranno effettuati 7.000 licenziamenti.
JPMorgan è stata invece l’anomalia del settore. Quest’anno la banca ha aumentato l’organico del 5,1% espandendo la propria rete di filiali, investendo in modo aggressivo nella tecnologia e grazie anche all’acquisto dell’istituto di credito First Republic, inglobando così circa 5.000 posizioni.
E in Italia?
Se in America la situazione è questa, in Italia per ora si può stare relativamente tranquilli. Il più recente caso di esubero di dipendenti è datato dicembre 2022 ed è relativo a Banca Mps, quando più di 4.000 dipendenti hanno perso il lavoro, di cui il 25% riguardava il personale amministrativo impiegato presso la sede senese dell’istituto di credito. Questo taglio è stato una conseguenza di una crisi che affligge Banca Mps da diversi anni, e l’istituto ha chiuso il 2022 con una perdita di 205 milioni di euro.
Tuttavia, gli esuberi coinvolgono anche altre importanti banche italiane, spesso come effetto collaterale delle fusioni. Ad esempio, per Ubi Banca, acquisita da Intesa Sanpaolo nel 2020, sono previsti circa 5.000 esuberi.