L’ anno appena incominciato, assicurano gli analisti del settore, dovrebbe portare il metallo giallo ad arrivare dai 1.284 dollari l’ oncia attuali ai 1.300 e poi a quota 1.375. Inoltre se le quotazioni superassero la resistenza tecnica, il prezzo dell’ oro potrebbe proiettarsi fino a 1.550 dollari entro la fine del 2019.
A parte queste previsioni è doveroso notare come oggi le banche centrali fanno incetta di oro. Durante la scorsa estate, secondo i dati del World Gold Council, le banche centrali hanno acquistato nel complesso 148 tonnellate d’ oro, il 22% in più rispetto al 2017.
Così la Turchia ha acquistato 18,5 tonnellate d’ oro, portando le sue riserve auree a quota 258,6 tonnellate, l’Ungheria di Viktor Orbán da 3 a 31,5 tonnellate nel giro di poche settimane, così la Cina potrebbe aver accumulato dal 1983 ad oggi oltre ventimila tonnellate. E l’Italia? Le riserve auree della Banca d’ Italia dovrebbero essere stabili a 2.452 tonnellate, risultando così il quarto detentore di oro al mondo dopo la Federal Reserve, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale. Ma cosa spinge le banche centrali a questa corsa alloro?
In primo luogo la debolezza del dollaro, a seguire gli effetti del rallentamento dell’ economia cinese, determinato dalla guerra dei dazi innescata da Washington. Sono numerosi quindi i fattori in gioco e tutti sembrano preannunciare l’avvicinarsi di una nuova era di instabilità.