NEW YORK (WSI) – Hanno evitato il peggio nel 2012, ma quest’anno sarà servito loro il piatto forte. E’ il momento della verità per capire se le banche centrali di mezzo mondo abbiano agito bene oppure no. Su entrambe le sponde dell’Atlantico Federal Reserve e Banca centrale europea hanno dato la loro risposta alla crisi. In America il presidente della Fed, Ben Bernanke ha fatto riprendere quota all’economia del paese: il Pil è tornato a rivedere i livelli pre-crisi.
Come osserva Jeremy Warner, giornalista economico del quotidiano londinese Telegraph, il timoniere della Fed “sta fornendo energia a basso costo per la ripresa”. “Non c’è altro modo obiettivo per riconoscere quanto la sua azione aggressiva abbia contribuito a imprimere una svolta negli Stati Uniti, evitando di fatto la ripetizione della Grande Depressione“. Ma adesso qualcuno sul mercato obietta che è comunque molto difficile giustificare ulteriori azioni simili, visto che la ripresa è evidente.
D’altronde, con il denaro facile sono stati finanziati anche i prestiti tossici che le banche in difficoltà avevano accordato in tempi non sospetti, come denuncia Bluford Putnam, capo economista di CME Group. L’esperto sostiene che Bernanke abbia aiutato il sistema bancario statunitense a ricostruire il capitale e la liquidità molto più rapidamente di quanto si stato fatto sia nel Regno Unito sia in Europa.
“In Inghilterra – nota – il QE è stato fatto quasi esclusivamente per sostenere il debito pubblico: quindi è stato molto utile al governo per finanziare il deficit di bilancio, ma non è riuscito a ripristinare la salute del sistema bancario e sembra inefficace nello stimolare la domanda nell’economia reale”.
In Europa? Qui la Banca centrale europea si è concentrata sugli acquisti di titoli di Stato dei Paesi in difficoltà e ha accordato linee di liquidità a lungo termine.
Anche in questo caso i problemi di solvibilità del sistema bancario europeo sono rimasti sostanzialmente invariati, impedendo di fatto una significativa ripresa economica. La preoccupazione sulla gestione del debito pubblico ha spinto i governi a fare affidamento sui rimedi miracolosi della politica monetaria per rilanciare la crescita economica. Ma per il momento, al di là dei facili entusiasmi, è stato fatto solo un buco nell’acqua.
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