In tutti i principali Paesi asiatici i legislatori hanno mostrato un forte interesse nell’incoraggiare lo sviluppo e la crescita delle nuove banche digitali. Dopo le esperienze di successo in Corea del Sud, Australia, Giappone e India, ora anche a Hong Kong, Singapore, Taiwan e Cina i regolatori hanno favorito con decisione la progressiva digitalizzazione del settore bancario.
E non è da escludere che simili esperienze vengano avviate presto anche in altri paesi come Malesia e Tailandia. Questi intermediari detti anche banche virtuali, neo banche o banche online seguono più o meno tutte lo stesso modello: nascita e presenza prevalentemente digitale con nessuna o poche sedi fisiche.
Inoltre, al fine di garantire la stabilità del sistema finanziario, tutelare gli interessi dei clienti e limitare i casi di frodi finanziarie sono state previste le stesse regole in materia di gestione del rischio e di conformità a quelle applicate agli istituti di credito tradizionali.
Banche digitali, le intenzioni dei legislatori
Come sottolineato da Deloitte nel report “Digital banks in Asia Pacifc: adding value to financial services?” ogni Paese ha avviato esperienze differenti nello sviluppo delle banche digitali. Alla base di tutto ci sono però una serie di motivazioni comuni di politica industriale e di stabilità del sistema finanziario. In primo luogo le banche digitali hanno il potenziale per migliorare l’approccio e la relazione con i clienti. Inoltre consentono di stimolare l‘innovazione tecnologica e favoriscono la concorrenza tra le diverse tipologie di operatori bancari già presenti.
Tra le motivazioni che hanno spinto a introdurre questi nuovi operatori c’è anche quella dell’inclusione che prevede di estendere i servizi bancari alle fasce di clientela non ancora servite dagli istituti di credito tradizionali e alle popolazioni ritenute più svantaggiate.
Chi ha creato le nuove banche digitali
La possibilità di aprire nuove banche digitali ha attirato l’interesse di imprenditori e realtà appartenenti a diversi settori. In particolare, iniziative nel settore bancario digitale sono state avviate da banche tradizionali, società di telecomunicazioni, operatori di venture capital e private equity, società tecnologiche attive in settori come l’e-commerce, i social media, i pagamenti digitali e holding che controllano aziende commerciali o multiutility che dispongono di milioni di clienti. Si tratta quindi di realtà che, a seconda dei casi, possono contare su elevate competenze tecnologiche, una solida conoscenza del mondo bancario e dei pagamenti e milioni di clienti già attivi.
Alla base di questo interesse c’è soprattutto l’alto tasso di penetrazione degli smartphone che rende possibile ed economicamente conveniente servire i clienti attraverso canali interamente digitali.
Allo sviluppo delle banche digitali asiatiche contribuiscono anche le partnership avviate con fornitori di servizi finanziari tradizionali e altre società, come fintech e telco, in grado di aumentare rapidamente il numero dei clienti e ridurre i costi di acquisizione. Un ulteriore impulso alla trasformazione digitale delle banche è arrivato infine dall’emergenza sanitaria legata all’epidemia da Covid.
Puntare su open banking e gestione del rischio
Pur non operando ancora in una logica di open banking, come già accade in Europa attraverso la condivisione dei dati dei clienti tramite operatori Api (acronimo di Application Programming Interface), gli operatori asiatici stanno sfruttando i vantaggi messi a disposizione dalla tecnologia per creare realtà nuove completamente digitali, in particolare la possibilità di operare in cloud che consente di fornire ai clienti servizi altamente personalizzati.
Da Deloitte fanno notare però che il punto di svolta per questi operatori sarà quello di aprirsi al modello dell’open banking europeo che consente di condividere i dati finanziari e non dei clienti. Secondo gli esperti della società di consulenza uno dei fattori chiave per il successo di una banca digitale sarà la sua capacità di arricchire il profilo di un cliente aggregando dati da diverse fonti per potenziare la propria attività. La portabilità dei dati su base ampia, cosiddetti “open data” , promuoverebbe una maggiore parità di condizioni tra gli operatori bancari tradizionali e i loro sfidanti digitali generando risultati superiori per i consumatori e per l’economia.
Un ulteriore aspetto da prendere in considerazione nello sviluppo di questi operatori è quello legato alla gestione dei rischi e alla fiducia dei clienti. In particolare, secondo quanto ricordato da Deloitte, gli operatori non finanziari che si sono affacciati al mondo delle banche digitali devono essere in grado di garantire un’elevata affidabilità delle piattaforme messe a disposizione dei clienti. Per fare questo è necessario che le banche digitali costruiscano team adeguati diano priorità alle esigenze dei clienti e comprendano come proteggersi dall’uso improprio delle loro piattaforme.