A dispetto delle rassicurazioni del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, le banche italiane preoccupano il mondo intero. E, con cadenza quotidiana, arrriva l’articolo di turno che avverte come il problema delle sofferenze degli istituti di credito sia una sorta di spada di Damocle che pende sulla testa di tutti, non solo degli italiani.
Tra gli economisti più preoccupati spicca John Mauldin, presidente di Mauldin Economics, che sottolinea come a rischio non sia solo il sistema finanziario italiano. E neanche l’Italia o, ragionando in termini più ampi, l’Europa. A rischio è l’intera economia globale.
Tra l’altro il problema italiano, afferma in un’intervista, “è la punta della punta dell’iceberg”, visto che quasi il 20% dei crediti delle banche italiane è rappresentato da crediti ufficialmente non performanti, dunque deteriorati, con la probabilità che la percentuale reale sia molto più elevata. Inoltre, se mai l’Italia dovesse uscire dall’euro, un eventuale ritorno alla lira si tradurrebbe in svalutazioni “monstre” che darebbero il colpo di grazia a un intero sistema-
“Una cosa che viene sottovalutata è la presenza di obbligazioni bancarie per un valore di 240 miliardi di dollari che sono stati vendute ai piccoli investitori“: una sorta di castello di carta che rischia di cadere da un momento all’altro, visto che lo Stato italiano non potrebbe mai erogare un tale ammontare di aiuti. Lo potrebbe fare, secondo Mauldin, la Bce, ma la Germania, almeno fino alle elezioni in autunno non prenderà nessuna decisione per favorire un eventuale salvataggio dell’Italia.
Semplicemente, non ci sono abbastanza soldi nel sistema per finanziare un buco di una tale portata, a meno che la Bce non stampi ulteriore moneta o faccia concessioni. Ma a quel punto si tratterebbe di favorire un paese rispetto a un altro e l’istituto guidato da Mario Draghi è stato già chiaro affermando che non agirebbe in tal senso.
“L’Italia potrebbe essere costretta ad accollarsi” questa montagna di crediti deteriorati, iscrivendoli a bilancio in qualità di debiti e dunque di bond, trasformardo poi il valore espresso ora in euro in lira, con una svalutazione che potrebbe essere pari al 50-60-70%“. Ed è questo il motivo per cui gli investitori stanno fuggendo dal paese.
Mauldin fa così notare come sia l’Italia il paese ad avere un effetto domino sul mondo e non la Grecia che comunque, dopo cinque anni di depressione, non è disposta più ad accettare l’austerity che ha devastato il paese e che dovrà decidere quali misure adottare per sopravvivere.
A fine gennaio è stato lo stesso Ewald Nowotny, membro del Consiglio direttivo della Bce, ad affermare che un’eventuale decisione dell’Italia di lasciare l’euro sarebbe un “suicidio economico”, nell’incontro con il vicepresidente di Bankitalia, Salvatori Rossi.
I due hanno commentato i recenti appelli arrivati dal M5S per dire addio all’ euro. Così Rossi:
“Lo scenario sarebbe quello di una catastrofe, di un disastro. Ciò non significa che non possa accadere, perchè può succedere di tutto. E sul ritorno alla lira, l’opinione di Rossi è risuonata come una condanna a morte per l’Italia: “I risparmi di tutti varrebbero molto, molto meno”.