L’attrattiva che banche esercitano sugli studenti appena usciti dai migliori Mba americani, i master in business administration, sta scendendo: sempre più giovani, infatti, decidono di intraprendere la via del settore tecnologico e della consulenza. È quanto emerge da un’analisi effettuata dal Wall Street Journal, basata sui 10 master meglio valutati degli Stati Uniti.
La percentuale di laureati, provenienti da questi “top Mba” e approdati a impieghi presso aziende di servizi finanziari, è scesa tra il 2012 e il 2017 dal 36% al 26%. La quota che ha trovato lavoro nel settore della tecnologia è passata, nello stesso periodo, dal 13% al 20%. La consulenza ha, poi detronizzato i servizi finanziari divenendo il primo sbocco dei laureati in questi master, passando dal 27 al 29%.
Nonostante questo trend calante, è il settore dei servizi finanziari quello che, fra 2012 e 2017, ha aumentato di più gli stipendi d’ingresso: nel caso dei diplomati del Mit Sloan School of Management, ad esempio, i salari sono saliti del 25%. Negli ambiti della tecnologia e della consulenza, invece, l’incremento è stato solo del 9% (anche se in termini assoluti sono sempre le consultancy le compagnie più “generose”).
Se i neolaureati delle maggiori Mba si stanno allontanando dai servizi finanziari, la ragione sarebbe reputazionale: “Le banche affrontano un grave problema di immagine”, ha dichiarato al Wsj Atta Tarki, fondatrice di Ex-Consultants Agency, una società di recruitment, “sono sempre più viste come spietate macchine per fare soldi”.
A questo si aggiungono questioni di realizzazione personale, come raccontato al quotidiano statunitense da uno studente che, dopo aver lavorato per Credit Suisse, ha deciso di virare verso la tecnologia per la sensazione di “produrre davvero qualcosa”, senza essere spinti verso orari di lavoro esasperati.