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Exton: in 10 anni le banche tradizionali potrebbero perdere il 16% dei clienti

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Sono sei scenari dai nomi storico-letterari quelli che la società di consulenza Exton prevede per il mondo bancario tradizionale. Insidiato dai nuovi attori nativi digitali, questo settore potrebbe perdere, nell’ipotesi più negativa, il 16% della clientela e un corrispondente 42% nel margine d’intermediazione da qui al 2030. In termini monetari, questo comporterebbe una decremento da 27,8 miliardi di euro di margini realizzati nel 2018 a 16,1 miliardi – è quanto si prevede nello scenario “guerra dei 30 anni” che, come detto, è il peggiore.

Le banche non tradizionali, nel 2018, contavano già oltre 4,2 milioni di clienti. Quali sono? Banche online come Fineco, ING, Hello Bank, CheBanca!, ma anche vere e priprie neobanks come N26, Revolut, Hype che hanno conquistato complessivamente oltre 1,5 milioni di clienti in Italia. In futuro, poi, potrebbero essere gli attori big tech a inserirsi nel mondo dei servizi finanziari: Google, Amazon, Facebook, Apple.

I sei scenari per il mondo bancario

 

Dal meno negativo al più dannoso gli altri scenari sono stati battezzati come: “il contenimento”, “il Gattopardo”, “la lavatrice”, “la spaccatura”, “le invasioni barbariche”.
In ciascuna di queste simulazioni si prevede una migrazione più o meno sostenuta della clientela dalle banche tradizionali alle neobanche. Nella “guerra dei 30 anni” viene immaginato un mondo in cui solo i clienti più anziani restano ancorati alle banche tradizionali, mentre intorno a loro esplode la mobilità fra i vecchi e i nuovi player bancari.
In questo scenario più severo si prevede, tra il 2023 e il 2025, un’accelerazione del crollo del numero di clienti che utilizzeranno una banca tradizionale come principale (fino a -10 milioni circa nel 2030). La quota di clienti giovani per questi istituti, poi, scenderebbe dal 20% attuale a circa il 15%, con una crescita di quella con più di 64 anni (dal 34% al 45%).

“Abbiamo analizzato la situazione e le prospettive delle maggiori banche retail italiane (Unicredit, Intesa, Banco BPM, MPS, UBI, BNL, BPER, CA, Bancoposta) e delle loro concorrenti neobanks”, ha spiegato Gabor David Friedenthal, partner di Exton, “per quanto riguarda le banche tradizionali salta all’occhio che negli ultimi cinque anni il margine d’intermediazione è sceso di oltre il 6% e che, nonostante azioni robuste di riduzione dei costi (-9%), il rapporto cost-income medio delle maggiori banche del sistema è stabilmente intorno al 65%”.

“Lo scenario potrebbe rimanere resiliente e quindi non troppo dannoso per le banche tradizionali ancora per quattro o cinque anni, grazie alla minore dinamicità della clientela più anziana (over 64 anni) che genera la maggior parte del margine di intermediazione e tende a essere fedele alla banca con cui ha la relazione più duratura”, ha aggiunto Friedenthal, “però, nei successivi cinque anni, le spinte all’uscita potrebbero diventare impossibili da contrastare. A seconda degli scenari, prevediamo nel prossimo decennio una migrazione di clientela che può coinvolgere fino a 8 milioni di persone”.