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Banche: Italia vuole cambiare regole “bail in”

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“La facoltà di conteggiare le emissioni obbligazionarie bancarie senior, emesse almeno fino al 2016, nel computo delle passività che possono essere coinvolte in una eventuale procedura di risoluzione. E la possibilità di rivedere i criteri di contribuzione dei fondi interbancari di garanzia dei depositanti al finanziamento delle procedure di risoluzione per aumentare la protezione sui depositi oltre i 100 mila euro”.

Sono queste i correttivi che l’Abi e l’associazione delle Bcc, Federcasse, stanno  cercando di portare in sede comunitaria alla direttiva Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) che ha introdotto il principio del bail in.

Lo scrive il Sole 24 Ore, specificando che “allo stato attuale delle proposte della Commissione europea non viene considerata l’ipotesi di riammettere l’utilizzo dei fondi interbancari nella prevenzione delle crisi”.

Il Bail-in, introdotto in Italia nel gennaio 2016 sancisce, in caso di insolvenza dell’istituto, la trasformazione in azioni dei crediti e dei debiti in pancia. In altre parole, per salvare la baracca, col Bail-in vengono direttamente toccati gli obbligazionisti nonché i depositi superiori a 100 mila euro. Il provvedimento – codificato a livello sovranazionale e ora presente negli ordinamenti nazionali – è stato da più parte criticato in quanto colpisce risparmiatori ignari caricandoli di responsabilità che non hanno, come il salvataggio della banca.

È in questo clima che nasce il presupposto di una riforma del Bail-in.

“La possibilità di utilizzare i sistemi di garanzia dei depositanti costituiti per legge per interventi diversi dal rimborso dei depositanti è stata drasticamente limitata da un’interpretazione della Dg Competition – spiega Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse al Sole 24 Ore. “La direzione ritiene che gli interventi diversi dal rimborso dei depositanti siano assoggettabili alla disciplina degli aiuti di Stato e dunque necessitino di un vaglio diretto per stabilirne la legittimità”.