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Banche italiane: come stanno andando in borsa Intesa, Unicredit e Banco Bpm

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Nell’ultimo anno il settore bancario italiano ha beneficiato della politica restrittiva della Bce, che ha sostenuto i margini di interesse e la redditività. I solidi utili e le generose politiche di distribuzione di valore agli azionisti hanno consentito di realizzare performance considerevoli, con un andamento differenziato, tuttavia, per i diversi istituti. Vediamo in particolare le principali differenze fra le tre maggiori banche nazionali: Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm.

Le performance in Borsa delle principali banche italiane

Dall’inizio di quest’anno, le azioni Unicredit hanno realizzato un incremento intorno al 53%, superando sia Banco Bpm (+23%) sia Intesa Sanpaolo (+14%).

Estendendo l’orizzonte temporale a un anno, il divario si fa ancora più ampio; l’istituto di piazza Gae Aulenti ha sostanzialmente raddoppiato il proprio valore (+99%), Banco Bpm è cresciuta del 43% e Intesa Sanpaolo del 26%.

Infine, analizzando gli ultimi cinque anni, è Banco Bpm a farla da padrone con un rialzo complessivo del 61%, contro il 42% di Unicredit, mentre Intesa Sanpaolo è rimasta pressoché sugli stessi livelli del giugno 2018 (-1%).

I giudizi degli analisti sulle tre maggiori banche

Pioggia di Buy sulle banche italiane da parte degli analisti. Con riferimento a Unicredit, la panoramica dei consigli degli analisti raccolti da Bloomberg evidenzia 26 Buy e 3 Hold, con un target price medio (fra i 26 studi più aggiornati) di 25,5 euro, che implica un rendimento potenziale di oltre il 25% rispetto ai corsi attuali.

Prevalenza di Buy anche per Intesa Sanpaolo. Sono ben 23 gli analisti che raccomandano l’acquisto, mentre 7 sono gli Hold. Il prezzo obiettivo medio (29 studi) è pari a 3,1 euro, con un upside potenziale superiore al 30%.

Infine, Banco Bpm raccoglie 16 Buy e 1 Hold, con un taregt price medio (fra 16 report) di 5,51 euro e un incremento stimato del 35%.

Conti sopra le attese per Intesa

L’ultima tornata di trimestrali è stata assolutamente positiva per tutte e tre le maggiori banche italiane, spingendo i broker a migliorare le loro stime e incrementare i rispettivi target price.

Intesa ha registrato il primo trimestre migliore dal 2007, con un utile netto di 2 miliardi di euro, e ha alzato la guidance per il 2023 a 7 miliardi. La banca italiana guidata dal ceo Carlo Messina ha anticipato la distribuzione agli azionisti di 5,8 miliardi di euro, considerando il dividendo di maggio, la seconda tranche del buy back e l’acconto dividendo di novembre.

Nel complesso, gli analisti hanno apprezzato soprattutto la crescita sopra le attese del margine di interesse e degli utili, oltre alla qualità degli attivi. Elementi che peraltro hanno permesso alla banca di alzare la guidance 2023 sugli utili da 5,5 a 7 miliardi.

Unicredit alza guidance e remunerazione azionisti

Risultati superiori alle attese anche per Unicredit, che ha migliorato la guidance per il full year 2023, prevedendo un utile netto di oltre 6,5 miliardi, rispetto ai 5,6 miliardi della previsione precedente. La banca ha anche migliorato la guidance sul margine di interesse di oltre 12,6 miliardi.

Indicazioni ghiotte anche sul fronte della distribuzione di valore agli azionisti: il target per il 2023 è stato fissato ad almeno 5,75 miliardi, circa il 15% della market cap, contro la precedente stima “in linea” con i 5,2 miliardi del 2022. Il nuovo obiettivo, giudicato sostenibile dagli analisti, fissa una nuova base di riferimento per il 2023 e per gli anni successivi, in cui la redditività è attesa ancora su livelli eccellenti.

Banco Bpm raddoppia il dividendo

Conti di tutto rispetto anche per Banco BPM, che ha chiuso i primi tre mesi dell’anno con un utile netto in aumento del 50% a 265 milioni di euro e ha rivisto al rialzo i target di redditività per quest’anno e quello successivo. In particolare, l’outlook sull’utile 2023 è stato rivisto a 1,1 miliardi di euro e quello del 2024 a 1,4 miliardi di euro.

La banca guidata da Giuseppe Castagna ha inoltre promesso agli azionisti dividendi doppi rispetto ai due anni precedenti (2021 e 2022), impegnandosi a distribuire cedole per 1,25 miliardi di euro nell’arco dei prossimi due anni.

Il Ceo ha anche aperto ad un’ulteriore remunerazione, alla luce delle previsioni si un CET1 superiore al 14% nel 2024, con una quota di capitale in eccesso potenzialmente distribuibile ai soci.

Unicredit: nel radar il piano di buyback

Per ogni banca ci sono dei fattori specifici che negli ultimi tempi hanno pesato maggiormente sulle valutazioni.

Per quanto riguarda Unicredit, il focus si è concentrato soprattutto sulla remunerazione degli azionisti, da realizzarsi sia tramite la distribuzione di dividendi sia tramite il buyback. Entro la fine del mese, l’istituto concluderà la prima tranche del piano di riacquisto di azioni proprie (da 2,34 miliardi) e subito dopo avvierà la seconda (da 1 miliardo).

Il successivo annullamento delle azioni riacquistate sul mercato ridurrà il numero di azioni in circolazione, permettendo di sostenere il prezzo del titolo, nonché utili e dividendi per azione.

Banca Digital di Intesa e bancassicurazione Banco Bpm sotto la lente

Con riferimento a Intesa, negli ultimi giorni i riflettori sono puntati soprattutto sul lancio di Isybank, la banca digitale del gruppo che punta a primeggiare nel segmento fintech e a seguire con entusiasmo i driver della trasformazione tecnologica.

Banco Bpm invece si sta muovendo per crescere nel ramo della bancassicurazione. In quest’ottica si inquadra il recente esercizio, ampiamente atteso, dell’opzione call per il riacquisto da Cattolica Assicurazioni del 65% del capitale delle JV assicurative Vera Vita e Vera Assicurazioni. Per gli analisti, la mossa si inserisce nella strategia volta all’internazionalizzazione del business Vita e all’avvio di una partnership con l’azionista Crédit Agricole nei business Danni/Protezione.

Conclusioni

In definitiva, le differenti performance tra le principali banche italiane derivano da molteplici fattori, alcuni comuni e altri specifici.

Per Unicredit, il traino principale della sovra-performance degli ultimi mesi è dato senz’altro dal maxi piano di remunerazione degli azionisti.

Banco Bpm resta da tempo la principale indiziata per eventuali operazioni di M&A, che vedono di volta coinvolte Bper, Mps (per la creazione del terzo polo bancario) e persino la stessa Unicredit. Tuttavia, come recentemente sottolineato dall’Ad di Unicredit Andrea Orcel, al momento eventuali fusioni e acquisizioni sono ostacolate dalle incertezze legate allo scenario macroeconomico, da possibili ostacoli regolamentari e dagli impatti sul capitale. “Con i tassi alti che resteranno ancora in circolazione, il rischio è di dover rivalutare gli asset a valori correnti e di avere quindi un impatto sul capitale”. Per questo, ha chiarito Orcel, “vediamo molto più valore nel ricomprare le nostre azioni a questo livello che fare qualunque M&A”.

Infine, diamo uno sguardo ai multipli: Intesa è quella che presenta il price to book value (ovvero il rapporto fra valore dell’azione e valore contabile del patrimonio netto) più elevato, intorno a 0,75x per il 2023 (fonte Bloomberg), contro lo 0,61x di Unicredit e lo 0,48x di Banco Bpm. Questo significa che il valore di mercato di Intesa è maggiormente allineato, rispetto agli altri, al valore di libro della banca, e questo può concorrere in parte a spiegare la minor performance borsistica del titolo della banca guidata da Messina rispetto alle altre due, che si stanno invece riallineando.