Banche italiane in crisi, solo 67 milioni di sanzioni a fronte di miliardi di perdite
La crisi che dal 2011 ha colpito 10 banche italiane ha lasciato profonde ferite con perdite per azionisti e obbligazionisti, esborso di soldi pubblici per lo Stato e posti di lavoro persi. A fronte di questa situazione, le sanzioni a manager e istituti di credito delle banche finite in crisi dal 2011 sono state solo 67 milioni di euro.
È quanto ha messo in evidenza uno studio edel sindacato First Cisl che rileva come inoltre ai vertici di questi istituti siano andati bonus per 113 milioni di euro.
Di fronte a questa situazione, il segretario Giulio Romani, sottolinea la necessità di
“una legge che punisca chi procura i disastri bancari mentre nei cda deve sedere un garante pubblico indicato dalla Banca d’Italia di concerto con il Mef e una rappresentanza minima dei dipendenti negli organi di controllo”.
La ricerca accende i riflettori sulle conseguenze della crisi di Monte dei Paschi, le due banche venete integrate in Intesa Sanpaolo (Popolare Vicenza e Veneto Banca), le quattro banche “risolte” (Etruria, CariChieti e Banca Marche poi passate a Ubi e Carife poi transitata a Bper) e le tre casse acquisite da Cariparma (Carim, Carismi e Caricesena).
Complessivamente, la crisi dei dieci istituti ha causato 27,6 miliardi di perdite, 10,6 miliardi di soldi pubblici utilizzati per fronteggiare le emergenze, 3,4 miliardi bruciati dal Fondo Atlante, 4,7 miliardi stanziati dal Fondo di risoluzione, 14.000 posti di lavoro perduti, cui si aggiungono altre 5.000 uscite in Intesa, 470.000 azionisti che hanno perso del tutto o in parte i loro risparmi, con l’aggiunta di migliaia di obbligazionisti, alcuni solo parzialmente rimborsati con 181 milioni del Fondo interbancario.