Le banche italiane tornano ad essere osservate speciali dei mercati finanziari internazionali. Dopo l’allarme lanciato due giorni fa da Fitch sui rischi relativi allo smaltimento dei crediti deteriorati, gli istituti di credito del nostro paese finiscono ora sotto la lente di Credit Suisse che, in uno studio odierno, analizza invece le conseuguenze dell’aumento dello spread tra i rendimenti dei BTp decennali e i Bund di pari scadenza, che oggi è schizzato oltre quota 200 punti, portandosi ai massimi in un anno.
Secondo la banca elevetica, un aumento dello spread tra Btp e Bund di 100 punti base ridurrebbe in media il patrimonio netto tangibile (tangible equity) delle banche italiane di 1 punto percentuale e il Cet1 di 15 punti base, considerando l’esposizione valutata a fair value. Mentre a valori di mercato la diminuzione sarebbe di sette punti percentuali sul tangible equity e di 94 punti base sul Cet1 medio.
Il report ricorda che le prime sei banche italiane detengono 282 miliardi di euro di titoli di Stato (a valori di mercato) di cui 182 miliardi italiani. Unicredit ne ha 51,3 miliardi su 101, Intesa Sanpaolo 78 miliardi su 106 miliardi, Mps 18,3 miliardi su 25,6 miliardi, Ubi 10,3 miliardi su 16,8 miliardi, Banco Bpm 19 miliardi su 26,3 miliardi e Bper 5,1 miliardi su 5,8 miliardi.
Ma non è solo l’impennata dello spread ad allungare un’ombra sugli istituti di credito italiani. Come scrive Il Sole 24 Ore, la flat tax proposta da Lega e Movimento 5 Stelle nel contratto di Governo, porterà più rischi che benefici alle banche, almeno nel breve periodo: il sistema creditizio potrebbe andare incontro a perdite tra i 3,1 e i 5,3 miliardi di euro e l’aliquota Ires, senza una corretta gestione del periodo di transizione, potrebbe avere effetti negativi anche sul patrimonio di vigilanza valido ai fini di Basilea III.
Secondo gli analisti di Equita,
“dato l’attuale scenario politico, una riduzione delle tasse per le banche appare molto improbabile“, ma comunque “in un contesto di riduzione della pressione fiscale, le banche più colpite sarebbero quelle con un più alto rapporto Dta/Cet”.
Gli analisti di Goldman Sachs sottolineano invece che:
“la nuova coalizione di Governo propone misure che secondo gli economisti faranno salire il deficit e aumentare ancora il debito. Per le banche, se i provvedimenti saranno approvati, nel breve termine le ricadute principali riguardano un mark-to-market negativo sui titoli di Stato, l’importo delle attività fiscali differite e ulteriori svalutazioni degli Npe (non performing exposure)”, tutti fattori che “potrebbero rallentare le strategie di derisking degli istituti nel medio termine” e “un ulteriore allargamento del divario tra banche grandi e piccole”.
C’è infine la normativa del bail-in che, nell’ultima versione della bozza di programma del futuro governo, nelle dichiarazioni della Lega e del M5S deve essere “radicalmente” cambiata.
Tutto questo continua ad alimentare le vendite in Borsa. A metà seduta, Banca Mediolanum perde lo 0,74%, Unicredit l’1,07%, Banca Generali l’1,28%, Bper l’1,76%, Intesa Sanpaolo l’1,87%, Mediobanca il 2%, Ubi Banca il 2,7% e Banco Bpm il 3,5%. Fuori dal listino principale, Banca Carige scende del 2,41% e Mps del 2,33%. Tutti i titoli bancari italiani stanno insomma accelerando al ribasso.