Negli ultimi giorni di questo 2023 è tempo di bilanci e, ripensando all’andamento dei mercati e alle varie turbolenze che li hanno investiti, viene in mente anche la parola banche. Da Credit Suisse alle banche regionali statunitensi, non sono mancati i nomi che hanno fatto tremare il settore balzando sulle prime pagine dei giornali. Dall’ultima “pagella” in ordine cronologico elaborata dalla BCE, cioè lo SREP (acronimo del processo di revisione e valutazione prudenziale “Supervisory Review and Evaluation Process”), l’esercizio annuale mediante il quale le autorità di vigilanza esaminano i rischi delle banche e definiscono i requisiti e gli orientamenti patrimoniali a livello di singolo ente, emerge come le banche italiane siano ben posizionate in Europa in termini di rischiosità.
SREP: cos’è
Lo SREP del 2023, basato sui dati di fine esercizio 2022, prende in esame quattro elementi principali, ai quali viene assegnato un punteggio compreso tra 1 e 4. Dove 1 è pari al punteggio migliore e 4 al peggiore: realizzabilità e sostenibilità del modello di business; adeguatezza della governance interna e della gestione dei rischi; rischi di capitale; e rischi di liquidità e di provvista.
In base ai risultati dello SREP, Francoforte fissa i cosiddetti Pillar 2 Requirements (P2R) che servono a coprire i rischi che secondo i supervisori sono sottostimati o non coperti dai requisiti di primo pilastro identici per tutti i gruppi (Pillar 1). In altre parole, la BCE determina i requisiti patrimoniali e adotta misure qualitative per porre rimedio alle carenze delle singole banche. Gli esiti della valutazione sono inoltre considerati ai fini della definizione delle priorità di vigilanza della BCE per il triennio successivo.
I risultati dello SREP 2023 della BCE
I risultati dello SREP della BCE mostrano che il settore bancario dell’area dell’euro ha continuato a mostrare solidità e buona capacità di tenuta nel 2023. Le banche hanno mantenuto in media solide posizioni patrimoniali e di liquidità, ben al di sopra dei requisiti regolamentari. La redditività è tornata a livelli che non si osservavano da più di un decennio, rafforzando la capacità di resistere agli shock esterni e permettendogli di distribuire 70 miliardi di dividendi. “Tuttavia”, evidenzia la BCE, “le deboli prospettive macroeconomiche e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento restano una fonte di rischio per le banche europee”.
Infatti, se il rapido aumento dei tassi di interesse ha contribuito a dare impulso alla redditività complessiva delle banche, “tale effetto si ridurrà man mano che i più elevati tassi di interesse saranno trasmessi ai depositanti. Al tempo stesso, il rialzo dei tassi di interesse ha contribuito ai rischi di credito, di valutazione e di liquidità. Le turbolenze dei mercati dello scorso marzo hanno infatti evidenziato l’importanza per il settore bancario di un’efficace gestione del rischio di tasso di interesse”. In ogni caso, ha osservato il presidente della Vigilanza Andrea Enria, il cui mandato termina a fine mese (al suo posto da gennaio ci sarà la tedesca Claudia Buch), il recupero di redditività è destinato a rimanere per le banche che hanno migliorato costi e digitalizzazione e che hanno rafforzato il modello di business. Con la divaricazione delle performance delle banche “potrebbe anche aprirsi uno spazio per il consolidamento del settore”, si è sbilanciato Enria.
Mentre per le valutazioni quantitative il punteggio SREP è rimasto in media sostanzialmente stabile a 2,6 (in una scala da 1 a 4), con il 70% delle banche a cui è stato assegnato lo stesso punteggio del 2022, il 14% a cui è stato assegnato un punteggio peggiore e il 15% a cui è stato assegnato un punteggio migliore, invece le misure qualitative hanno dato priorità alla governance interna, al rischio di credito e all’adeguatezza patrimoniale e al rischio di liquidità e tasso.
Le priorità di vigilanza per il 2024-26 pubblicate il 19 dicembre riguardano invece il rafforzamento della capacità di tenuta agli shock macrofinanziari e geopolitici immediati, la riduzione dei tempi per il rimedio alle carenze nella governance e nella gestione dei rischi climatici e ambientali, la promozione della trasformazione digitale e della resilienza operativa. Un’attenzione particolare è rivolta al rischio informatico/cibernetico che, a causa del contesto geopolitico, rimane molto elevato.
Le pagelle 2023 delle banche italiane
Quanto alle banche italiane, si distingue Credem, una delle due banche europee che hanno avuto la richiesta di capitale aggiuntivo di solo l’1%, quindi è considerata poco rischiosa. Banca Mediolanum e Intesa Sanpaolo sono poco sopra (1,5%). Tra l’1,5% e il 2% troviamo Mediobanca, al 2% Unicredit e Finecobank, seguite da Bper (2,45%), Cassa Centrale Banca (2,5%), Banco BPM (2,52%), Iccrea (2,53%), Mps (2,75%) e Banca Popolare di Sondrio (2,79%). Come anticipato sopra, tutte le banche hanno capitale superiore alle richieste BCE.