Economia

Banche italiane, problema NPL quasi risolto

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Le incertezze politiche hanno riacceso i timori legati alla stabilità e alla solidità del settore bancario italiano. Nonostante i dubbi legati al futuro economico e fiscale del paese, la terza economia dell’area euro, l’andamento degli attivi delle banche fa tuttavia ben sperare ed c’è da attendersi un miglioramento della qualità di questi ultimi. In particolare visti i grossi miglioramenti registrati sul fronte dei crediti deteriorati (NPL).

L’agenzia di rating Scope Ratings ha confermato il suo outlook positivo sui crediti deteriorati, sia quelli di nuova formazione sia quelli da smantellare. Scope è dell’opinione che il problema dei non-performing loans (NPL) sia in gran parte dovuto a una questione di prestiti in difficoltà presi in “eredità” e che in futuro il problema sia gestibile.

Dal loro massimo assoluto, l’esposizione alle sofferenze (NPE) è calata di un quarto, a 258 miliardi di euro, livello a cui si trovavano i prestiti inesigibili delle banche italiane a marzo 2018. La flessione rapida dell’NPE continuerà, secondo Scope, e il totale dovrebbe scendere sui 200 miliardi entro la fine del 2018 e poi sotto 150 miliardi nel 2019.

“Più di due terzi dei cali della percentuale NPE sono stati ottenuti negli ultimi 12 mesi, grazie a condizioni creditizie positive e a un mercato secondario vivace, sostenuto dalle iniziative del governo“, osserva Marco Troiano, executive director del team che si occupa di banche per Scope Ratings. Troiano ritiene che le principali banche stiano rispettando tutte gli impegni quando si tratta di smaltire i crediti inesigibili in eccesso iscritti a bilancio.

Così come nel 2017 il miglioramento sul fronte degli NPL è stato possibile grazie al progetto di vendita di crediti da 17 miliardi di euro di Unicredit, il 2018 è già stato teatro di numerosi accordi, tra cui uno da 24 miliardi sugli NPL garantiti dallo Stato (GACS) di MPS. la vendita di 18 miliardi di NPL da parte delle due banche venete e l’operazione da 10,8 miliardi tra Intesa Sanpaolo e Intrum. Anche delle banche di piccola taglia e pure BPM e UBI Banca hanno effettuato operazioni degne di nota (da 5,1 miliardi e 3,5 miliardi, rispettivamente).

I business plan di Intesa Sanpaolo (rating A, outlook stabile) e UniCredit (A, stabile) prevedono una riduzione esplicita degli NPL in portafoglio, operazione che viene segnalata come una delle priorità strategiche. Inoltre le due maggiori banche italiane per capitalizzazione e ricavi hanno già intrapreso misure volte a ridimensionare la quota di prestiti inesigibili.

Entrambi gli istituti, secondo l’agenzia di rating, stanno facendo progressi importanti e stanno per centrare gli obiettivi – e forse faranno anche meglio – in termini di qualità dei propri attivi.

Nel secondo trimestre 2018, Intesa ha annunciato che il suo tasso NPE era del 9,3% (net NPE ratio 4,6%). Significa che quando siamo nei primi tre mesi di un piano quadriennale, la banca è già a metà strada del progetto che è destinato a risolvere una volta per tutte il problema delle sofferenze.

UniCredit in anticipo sui piani di smaltimento di NPL

UniCredit ha completato finora con successo il suo piano Transform 2019, presentato nel 2016. Da allora i suoi obiettivi sono stati centrati sempre con un buon margine di sicurezza. Nel dicembre del 2017 ha rivisto al ribasso il rapporto NPE per il 2019 al 7,8% dall’8,4%, mentre nel secondo trimestre di quest’anno, durante la presentazione dei conti fiscali ha ritoccato al ribasso il target per la fine dell’anno a 19 miliardi di euro da 19,2 miliardi.

Non mancano nubi all’orizzonte, tuttavia, in particolare per via dell’incertezza politica dopo le elezioni di marzo. In tutti i casi, l’estensione dello schema GACS fino a marzo 2019 dovrebbe aiutare il mercato anche nell’ultimo quarto dell’anno e all’inizio di quello successivo, secondo Scope.

Sul fronte politico, l’agenzia di rating ha un’opinione positiva sull’azione di governo. Il programma di governo firmato da Lega e M5S presuppone una serie di riforme che Scope reputa positive nel loro complesso per le banche.

In particolare per le banche, il governo ha deciso di cancellare le norme che consentivano di fare causa contro i debitori senza un’autorizzazione del tribunale. Questa decisione allungherà i tempi di recupero degli NPL e probabilmente abbasserà anche i ‘recovery rates’ delle banche.

Le modifiche che verranno apportate alla legge Fornero sono un altro punto fondamentale citato nel programma di governo che va monitorato in ottica banche. L’unico vero problema più che altro riguarda il contesto macroeconomico: a luglio Bankitalia ha tagliato le stime sul PIL 2018 all’1,3% dall’1,5% e quelle per il 2019 all’1% dall’1,2%.

Se l’incertezza politica dovesse avere un impatto negativo prolungato sulla crescita economica, le banche potrebbero dover vedersela con una nuova ondata di crediti deteriorati e con un calo dell’appetito degli investitori per gli NPL.