ROMA (WSI) – Nel caso di una crisi finanziaria simile a quella che ha visto, tra i protagonisti, il crack di Lehman Brothers, le 31 principali banche americane soffrirebbero una perdita di quasi $500 miliardi – precisamente $490 miliardi per un arco temporale di nove trimestri, dunque poco più di due anni – ma riuscirebbero, grazie ai propri livelli di patrimonalizzazione, a sopravvivere. E’ quanto risulta dall’esito degli stress test, che sono stati condotti dalla Federal Reserve.
In uno scenario di tasso di disoccupazione Usa pari al 10%, di forte contrazione dell’economia, di crollo del mercato azionario fino a -60%, e di prezzi delle abitazioni con un tonfo pari a un quarto del loro valore, alcune banche fronteggerebbero i problemi meglio di altre.
Tutti i 31 istituti esaminati dispongono in ogni caso del requisito fondamentale richiesto dalla Banca centrale americana, ovvero quello di disporre di una soglia di capitale, misurata dal Tier 1 common capital ratio – rapporto tra patrimonio di una banca rispetto agli impieghi ponderati per il rischio – pari ad almeno il 5%.
In realtà , dagli stress test della Fed, emerge che nel 2014 le banche Usa hanno presentato livelli patrimoniali più solidi che nel 2013, dal momento che il valore del Tier 1 common capital, in caso di scenario avverso, è risultato in media dell’8,2%, al di sopra del minimo del 5%.
La stessa Fed ha precisato che le stesse 31 banche hanno presentato livelli minimi di capitale richiesti pari al 5,5% all’inizio del 2009, a conferma di come i colossi di Wall Street abbiano rafforzato i loro cuscinetti raddoppiando i livelli di capitale dalla crisi finanziaria.
“I livelli più elevati di capitali presso le maggiori banche rafforzano la resistenza del nostro sistema finanziario”, ha detto in una nota il governatore della Fed, Daniel Tarullo.
Il quadro non è però così roseo per tutti gli istituti.
Anzi, tra i nomi più rinomati a livello mondiale, figurano quelli di Morgan Stanley, Goldman Sachs e JP Morgan, che registrerebbero tra le perdite più forti nel caso dello scenario esaminato dalla Fed; mentre invece, la divisione americana di Deutsche Bank, ovvero Deutsche Bank’s Trust Corp, ha presentato il livello minimo di capitale in rapporto agli asset di rischio migliore di tutti, pari al 34,7%.
In particolare Morgan Stanley, in uno scenario gravemente avverso assisterebbe a un crollo del Tier 1 common ratio dal 15% della fine del terzo trimestre del 2014 fino al 6,2%. Entro la fine del periodo esaminato, il suo capital ratio scenderebbe così del 41%, a fronte del -40% di JP Morgan e -39% di Citigroup.
Gli stress test della Fed, inoltre, non sono proprio finiti. Il verdetto finale arriverĂ la prossima settimana, e avrĂ per oggetto quanto capitale le banche potranno distribuire agli azionisti.
Una qualsiasi banca la cui distribuzione di dividendi o i cui piani di buyback dovessero portare la soglia minima di capitale a scendere sotto il 5% potrebbe essere colpita da un veto “imbarazzante” – così come lo definisce l’FT – da parte della Fed.
La Fed ha poi messo in evidenza che alcuni istituti – inclusi quelli che dispongono di requisiti minimi di capitale molto vicini al valore della soglia – potrebbero anche dover varare piani di aumento di capitale. (Lna)
(in fase di scrittura)