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Banche: raffica di sospensioni al ribasso in Italia

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MILANO (WSI) – Sale la tensione in vista della pubblicazione dell’esito degli stress test e le banche italiane considerate più fragili pagano pegno in Borsa. In un contesto di incertezza che investe soprattutto i mercati periferici dell’Europa, sono le banche ad essere le più tartassate dai ribassisti.

Mps torna a trattare, segnando un ribasso fino al 7,77% e poi torna in asta, dove si trovano anche Pop Milano e Pop Emilia dopo cali superiori al 3%. Lo stoxx di settore cede lo 0,5%, quello italiano perde l’1,3% con Unicredit e Intesa SP intorno a -0,8%.

“Su Mps pesa l’esposizione ai titoli di stato italiani”, dice a Reuters un trader che cita tra i motivi di debolezza generale i timori sulla crescita dell’economia globale e sulla stabilità del percorso di salvataggio della Grecia oltre alle notizie relative al virus Ebola.

“Conta però molto – ha aggiunto – anche la scadenza delle opzioni sul mercato milanese, che rendono l’azionario molto volatile”.

Il FTSE Mib cede lo 0,6% dopo aver perso ieri il 4,4%, mentre lo spread sul debito decennale Italia/Germania continua ad allargarsi ed ora tratta a 183 dall’apertura di oggi a 165.

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Mps ha toccato oggi il minimo storico, arrivando a capitalizzare quasi un miliardo in meno dei 5 che aveva raccolto con successo sul mercato il 4 luglio scorso, sui timori per i risultati degli stress test europei, che verranno resi noti domenica 26 ottobre, e in una giornata particolarmente negativa per l’intero azionario europeo.

Il titolo della banca senese, sospeso più volte nel corso della seduta, ha toccato un minimo di 0,7825 euro, in ribasso dell’11% circa, per poi chiudere con una flessione dell’8,72%, a 0,8170 euro. Intensi gli scambi: sono passati di mano oltre 278 milioni di pezzi, contro una media dell’intera seduta di 74,830 milioni negli ultumi trenta giorni.

Forti cali anche per Pop Milano (-4,86%), Ubi) (-3,21%) e Pop Emilia (-2,05%), nonché per i big Unicredit (-3,04%) e Intesa Sanpaolo (-1,13%).

Le banche hanno sofferte maggiormente il clima di incertezza che investe soprattutto i mercati periferici dell’Europa.

“Su Mps pesa l’esposizione ai titoli di stato italiani”, dice un trader, che cita, tra i motivi di debolezza generale, i timori sulla crescita dell’economia globale e sulla stabilità del percorso di salvataggio della Grecia, oltre alle notizie relative al virus Ebola.

“Conta molto, però, anche la scadenza delle opzioni sul mercato milanese, che rendono l’azionario molto volatile”, aggiunge.

Per Mps la correlazione con l’andamento dei Btp lunghi è evidente e nota. La banca, nelle slide della semestrale, diceva ancora di avere un portafoglio titoli di Stato italiani da 24 miliardi di valore di mercato con una durata finanziaria media di 6,3 anni. Il piano di ristrutturazione prevede che questa esposizione scenda sensibilmente nei prossimi anni, per abbassare l’esposizione su questo rischio.

In un recente report di Mediobanca Securities sull’esito del comprehensive assessment, si prevede un rischio moderato per Carige e Mps, il cui eventuale deficit, secondo gli analisti di piazzetta Cuccia, potrà comunque essere coperto con le misure già messe in atto.

Se le banche che falliscono l’esame della Bce non possono raccogliere capitali sul mercato per sanare le loro posizioni patrimoniali, c’è la possibilità che vengano imposte perdite ai suoi obbligazionisti o che debbano chiedere aiuto ai loro governi o al fondo europeo di salvataggio, l’Esm.