MILANO (WSI) – Per le quattro banche nate dalle ceneri delle precedenti, il processo di vendita dovrebbe concludersi a breve, praticamente entro la fine del mese. Gli istituti attendono nuove offerte vincolanti, che vedrebbero farsi avanti anche alcune banche italiane, come Bper, Ubi Banca e Popolare di Bari. Flop per i fondi esteri di private equity che si sono fatti inizialmente avanti, ma che hanno presentato offerte reputate insufficienti: si parla di Apollo e Lone Star, che potrebbero tornare comunque alla carica. Arriva intanto l’avvertimento del Fabi sul rischio di licenziamenti.
Il Sole 24 Ore ha scritto a proposito delle offerte in arrivo che per le good bank si prospetta una soluzione industriale. Già formulate le offerte di Lone Star e Apollo, nonché della Banca Popolare di Bari, interessata a CariChieti. Si attendono le formalizzazioni delle proposte di Popolare Emilia Romagna, Bnl e CariParma, “mentre più defilata sembrerebbe Ubi Banca”. Il termine per la presentazione delle offerte vincolanti, inizialmente fissato a lunedì, è stata spostato a fine settimana. Il Fatto Quotidiano sostiene che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, stia esercitando pressioni per chiudere la vendita delle good bank prima del referendum costituzionale.
Sui licenziamenti, il Corriere della Sera scrive:
“Oggi sono 5.512 i dipendenti delle quattro banche, quasi 800 in meno dal 2013. Ma per chi vuole comprare sono ancora troppi, forse il doppio di quanti ne servirebbero specialmente in banche che da anni ormai non spingono sul business e che hanno molti crediti incagliati che potrebbero in realtà essere sofferenze. Gli esuberi sono forse il tema più spinoso per i soggetti interessati com Bper o Popolare di Bari (che pure ancora non hanno avanzato offerte): si dice che i due istituti si farebbero carico l’una di Banca Marche e Banca Etruria, l’altra di CariChieti, solo con maggiori tagli al personale (anche con aiuti del governo). Altrimenti potrebbero accettare un accomodamento sui dipendenti solo dopo una attenta verifica degli incagli, per capire che cosa davvero si portano in casa. E quindi solo dietro uno sconto adeguato”.
“L’idea di mettere in liquidazione le 4 banche rappresenta il fallimento della politica governativa nel settore bancario”.
La pensa così Lando Sileoni, segretario Fabi, il maggiore sindacato dei bancari, che rivendica una soluzione italiana per le quattro good bank nate da Banca delle Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti, e dice no a qualunque ipotesi di licenziamenti.
“Auspichiamo una soluzione italiana e a breve termine… e ribadiamo che non accetteremo nessuna operazione di macelleria sociale. I lavoratori delle quattro banche hanno già pagato in termini di prepensionamenti e giornate di solidarietà. Non avalleremo mai acquisizioni che partano dal presupposto di un taglio drastico del personale tramite licenziamenti”. Ancora: “Invitiamo poi il Presidente Roberto Nicastro, che fino a oggi ha ben operato, a imprimere forti segnali di cambiamento in quelle banche, come Banca Marche, dove ai vertici operano ancora personaggi legati alla vecchia gestione. Anche per Veneto banca e Popolare di Vicenza è impensabile un ulteriore taglio di posti di lavoro attraverso i licenziamenti, che contrasteremo con ogni mezzo a nostra disposizione».