NEW YORK (WSI) – Nubi nere su Unicredit che svetta al primo posto nella classifica delle 20 peggiori banche mondiali. È quanto si legge in un’analisi di Marketwatch ripresa dal Wall Street Journal, dalla quale emerge che, nel primo semestre del 2016, le 20 banche a rilevanza sistemica, quelle il cui collasso determinerebbe una crisi finanziaria mondiale hanno bruciato un quarto del loro valore capitalizzato, pari a 465 miliardi di dollari.
Secondo l’analisi, Unicredit sarebbe l’istituto che ha sofferto di più la volatilità dei mercati, registrando la performance peggiore tra le 20 big con un valore in flessione del 64%, attualmente scambiata al 21% del suo valore libro.
Tutto questo mentre oggi il settimanale inglese The Economist ha dedicata alle banche italiane la copertina, definite “traballanti” e sull’orlo del precipizio. Fra le cause, un debito pubblico al 135% del pil, un tasso di occupazione delle persone adulte ai minimi in Europa esclusa la Grecia, un’economia “moribonda” da anni, soffocata da troppe leggi e una produttività flebile.
Sul fronte opposto, la JP Morgan Chase che sembra essere la banca che ha resistito meglio agli scossoni degli ultimi mesi, causati non solo alla Brexit ma anche alla crisi del petrolio e dei listini cinesi: l’istituto americano ha riportato perdite dell’11% e oggi viaggia a un prezzo vicino al suo book value.
In linea generale, le banche statunitense sono quelle che meno hanno subito batoste da questo periodo di turbolenze se rapportate agli istituti europei. Alle spalle di JP Morgan troviamo, Wells Fargo (-14%), Morgan Stanley (-20%), Goldman Sachs (-20%), Citigroup (-21%) e Bank of America (-24%).
In Europa, oltre a Unicredit hanno riportato perdite significative nelle quotazioni di borsa anche Credit Suisse (-50%), Deutsche Bank (-47%); Barclays (-47%), Ubs (-38%) e Société Générale (-37%).