La politica restrittiva avviata un anno fa dalla Bce per contrastare l’aumento dell’inflazione ha avuto effetti benefici sui margini di interesse delle banche, che hanno negli ultimi trimestri registrato solidi risultati economico-finanziari. Basti pensare che il ROE aggregato delle banche UE è aumentato di 230 punti base alla fine del 2022 rispetto ai livelli pre-pandemia.
Questo soprattutto perché i rendimenti sulle attività degli istituti (mutui, prestiti, etc.) sono saliti in misura più che proporzionale rispetto ai costi delle passività (la remunerazione di depositi, obbligazioni, pronti contro termine, etc.). Pertanto, la redditività futura delle banche dipenderà in parte dalla capacità di mantenere i tassi sui depositi sui livelli attuali. Ecco un’analisi sul tema da parte di DBRS Morningstar.
Il ruolo dei depositi per le banche
I depositi dei clienti rappresentano un elemento cruciale per il profilo di liquidità delle banche dell’Unione Europea. Innanzitutto, i depositi rappresentano la principale fonte di finanziamento degli istituti, con una percentuale sul totale della raccolta che in alcuni casi si attesta all’80%. Pertanto, la capacità delle banche di mantenere una struttura di bilancio equilibrata tra attività e passività dipende in larga misura dalla capacità di attrarre e mantenere depositi da parte dei clienti.
Inoltre, più il peso dei depositi è elevato, maggiore è la loro rilevanza nell’evoluzione della redditività delle banche. Gli interessi passivi corrisposti ai clienti, infatti, sono una delle voci principali del margine di interesse, che rappresenta uno degli indicatori economici fondamentali di una banca. Un aumento degli interessi passivi determina una contrazione del margine di interesse e, a scalare, incide negativamente sulla redditività dell’istituto.
Aumentano i tassi sui prestiti ma la remunerazione dei clienti rimane bassa
La transizione verso un contesto di tassi di interesse più elevati, dopo anni di tassi prossimi a zero o addirittura negativi, ha determinato un innalzamento dei rendimenti delle attività bancarie. Come sottolineato da DBRS, a partire dalla fine del 2021 il tasso di interesse principale dell’UE, l’Euribor a 12 mesi, è passato da -0,5% a circa il 3,75%, con un incremento di circa 425 punti base.
Tuttavia, il corrispondente aumento dei tassi sui depositi dei clienti presso le banche europee è stato limitato. I tassi sui depositi dei clienti europei sono aumentati in media solo del 13% della variazione del tasso Euribor a 12 mesi dalla fine del 2021. Questo dato, definito “deposit beta”, presenta differenze significative tra diversi Paesi europei, come emerge dal grafico sottostante.
Queste differenze dipendono dalle tipologie di depositi e dalla struttura di finanziamento delle banche. In particolare, i sistemi bancari con più depositi stabili e detenuti come riserva di liquidità o per il capitale circolante tendono a subire meno pressioni per alzare i tassi sui depositi.
I costi dei depositi dovrebbero salire, ecco perchè
Secondo DBRS, tuttavia, alcuni indicatori segnalano un possibile aumento dei tassi riconosciuti ai clienti sui depositi nei prossimi mesi, anche più rapidamente rispetto a quanto le stesse banche si potrebbero aspettare.
Innanzitutto, a fine mese scade una quantità significativa dei finanziamenti concessi dalla Bce agli istituti europei nell’ambito del terzo programma TLTRO (Targeted Longer-Term Refinancing Operations). Dei quasi 1.100 miliardi di prestiti a lungo termine ancora in circolazione, circa 470 miliardi giungeranno a scadenza proprio il 28 giugno, mettendo potenzialmente sotto pressione la liquidità delle banche.
L’altro fattore cruciale riguarda la crescente concorrenza fra le stesse società finanziarie europee, a maggior ragione in un contesto di tassi elevati, che incentiva i clienti a spostare fondi dai depositi per investire in attività più remunerative, soprattutto in quei Paesi dove il deposit beta è più contenuto. Potrebbe dunque diventare fondamentale aumentare i tassi sui depositi al fine di arrestare i deflussi e non ridimensionare un’importante fonte di finanziamento.
L’analisi di DBRS: quali banche aumenteranno i tassi sui depositi
DBRS ha provato ad analizzare le tendenze sopra descritte, cercando di definire quali banche europee hanno maggiori probabilità di dover alzare i tassi sui depositi dei clienti, con un potenziale effetto negativo sulla redditività.
DBRS Morningstar ha analizzato 63 grandi banche europee sulla base delle informazioni disponibili alla fine del 2022. Gli istituti sono stati classificati sulla base della quota di depositi retail (famiglie e Pmi) sul totale della loro struttura di finanziamento e in base alla quantità di depositi stabili rispetto al totale dei depositi retail (definita nell’ambito del calcolo del Liquidity Coverage Ratio).
I risultati dell’analisi di DBRS hanno evidenziato che le banche più esposte al rischio di dover subire maggiori costi di finanziamento sono quelle con un’elevata dipendenza dai depositi al dettaglio unita a una base contenuta di depositi stabili (vedi grafico sottostante).
L’aumento dei tassi sui depositi sarà dunque fondamentale per stabilire se il miglioramento della profittabilità di diversi istituti negli ultimi trimestri sia sostenibile o se si sia trattato perlopiù di un fenomeno transitorio.