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Banche Usa sedute su una bomba a orologeria, cresce paura fallimenti

Cresce il rischio fallimento tra le centinaia di banche regionali in tutti gli Stati Uniti, sotto pressione anche per via delle potenziali perdite legate all’aumento dei tassi di interesse. Lo ha fatto capire in una dichiarazione alla CNBC, Christopher Wolfe, amministratore delegato e responsabile delle banche nordamericane di Fitch Ratings, spiegando che in futuro “potremmo vedere alcune banche fallire o almeno scendere al di sotto dei requisiti minimi di capitale”.

Che cosa c’è dietro la crisi delle banche regionali Usa

Segnali di allarme su questo fronte sono arrivati anche dalla società di consulenza Klaros Group che, in un’analisi recente che ha coinvolto 4.000 banche statunitensi, ha scoperto che 282 banche devono affrontare la doppia minaccia dei prestiti immobiliari commerciali e delle potenziali perdite legate all’aumento dei tassi di interesse. La maggior parte di queste banche sono istituti di credito più piccoli, con un patrimonio inferiore a 10 miliardi di dollari.

“La maggior parte di queste banche non sono insolventi o vicine ad esserlo, sono solo stressate”, ha messo in luce Brian Graham, cofondatore e partner di Klaros Group. “Questo significa che ci saranno meno fallimenti bancari. Ma non significa che le comunità e i clienti non vengano danneggiati da questo stress”.

Graham ha osservato che le conseguenze per la comunità saranno probabilmente più sottili rispetto alle chiusure o ai fallimenti. Ci si aspetta infatti che, in questo clima, le banche sceglieranno di non investire in nuove filiali, innovazioni tecnologiche o nuovo personale.

Per le famiglie americane, le conseguenze dei fallimenti delle piccole banche sono più indirette.

“Direttamente, non c’è alcuna conseguenza se i depositi sono al di sotto dei limiti assicurati, che oggi sono piuttosto elevati”, ha dichiarato alla CNBC Sheila Bair, ex presidente della Federal Deposit Insurance Corp, spiegando che se una banca in crisi è assicurata dalla FDIC, tutti i depositanti saranno rimborsati, in caso di fallimenti,  fino ad almeno 250.000 dollari.

Insomma, il sistema bancario americano è seduto su una bomba a orologeria. Il pericolo più grande – dicono alcuni osservatori – è che in caso di stress o di crisi, le fughe dei depositanti dalle banche, potrebbero diventare incontrollabili.

Salvataggio, questa volta tocca a Republic First Bancorp

D’altronde gli esempio della crisi delle banche regionali non mancano. A circa un anno dal crack di Silicon Valley Bank, lo scorso settimana è scattato un altro salvataggio di emergenza per evitare il default di Republic First Bancorp, banca con sede a Philadelphia. Per evitare il default, la Federal Deposit Insurance Corporate (FDIC) ha posto in sicurezza la banca disponendo la cessione delle attività a Fulton Bank e facendosi carico delle perdite (circa 667 milioni di dollari).

Tra i motivi della la crisi dell’istituto di credito, spiccano lo sbilanciamento dell’attivo patrimoniale verso mutui immobiliari del settore commerciale, che negli Stati Uniti è in crisi da un paio di anni. Non solo. Come per altre banche regionali Usa, pesa il perdurante rialzo dei tassi di interesse che ha reso più complicato la salvaguardia della raccolta diretta dalla clientela.