VICENZA (WSI) – Via libera da parte dei cda delle due banche venete alle offerte di transazione con i vecchi soci a cui verranno elargiti 441 milioni di euro. I due istituti, sotto i riflettori da mesi per una possibile fusione onde evitare il rischio bail-in, hanno rinunciato alla soglia dell’80 per cento delle adesioni prevista inizialmente visto che né Veneto banca né la Popolare di Vicenza ha raggiunto tale risultato.
La prima infatti ha raggiunto 54.374 adesioni, equivalenti al 72,6% del totale per un riconoscimento economico complessivo pari a 248,5 milioni di euro, da pagarsi entro 5 giorni lavorativi. L’adesione, al netto delle posizioni non rintracciabili, come sottolinea la banca, è pari al 74,5% del totale, pari al 68,2% delle azioni che rientrano nel perimetro dell’offerta.
Il 19 aprile la banca Popolare di Vicenza invece pagherà il corrispettivo dell’offerta, pari a 192,8 milioni di euro dopo aver raggiunto il 71,9% delle adesioni, ossia 66,770 azionisti, portatori del 68,7% delle azioni. Anche qui la banca precisa che, al netto delle posizioni non rintracciabili, la percentuale degli azionisti aderenti è pari al 72,9%, corrispondenti al 70% delle azioni della banca che rientrano nel perimetro dell’offerta.
Ha espresso grande soddisfazione per il risultato dell’offerta di transazione ai soci dei Banca Popolare di Vicenza il presidente Gianni Mion nel corso di una conferenza stampa con i vertici di Veneto banca.
“Il consiglio ha ritenuto l’adesione come primo passo per un recupero dei rapporti con il territorio”.
Viola: l’obiettivo non è fare macelleria sociale
Saranno necessari “sacrifici”, questo sì, ha sottolineato dal canto suo l’AD di Pop Vicenza Fabrizio Viola, anche da parte degli undicimila bancari dei due istituti, destinati alla fusione come unica via per sopravvivere. Il salvataggio passa per un piano di rafforzamento patrimoniale con 6,4 miliardi di euro di aiuti pubblici e per una serie di tagli al personale e ai costi.
Detto questo, il via libera da parte dell’autorità della Concorrenza Ue (Dg Comp) alla ricapitalizzazione precauzionale non è ancora da dare per scontato. Il segnale di luce verde di solito viene garantito agli istituti considerati un rischio per il sistema bancario, senza contare poi che il tema della accessibilità resta aperto: “È come un esame orale” dopo aver passato lo scritto, ha aggiunto Viola precisando che le trattative dureranno settimane.
“L’obiettivo è non fare macelleria sociale ma usare tutti gli strumenti messi a disposizione anche dal governo per raggiungere l’obiettivo di riduzione dei costi avendo i minori effetti possibili sulla società. Nessuno gode a mandare sulla strada la gente, ma dobbiamo essere consapevoli che la situazione è molto molto grave”.
I prossimi passi riguardano la trattativa con Bruxelles, dopo che nei giorni scorsi la Bce ha deciso che entrambi gli istituti sono solvibili e hanno i requisiti per accedere alla ricapitalizzazione preventiva, fissando in 6,4 miliardi di euro l’esborso di capitale necessario che sarà devoluto dallo Stato.