MILANO (WSI) – Nessun futuro da sole per le banche venete, Popolare Vicenza da una parte e Veneto banca dall’altra. A dirlo Fabrizio Viola , da poco più di due mesi al vertice dei due istituti, in una lunga intervista a Il Sole 24 Ore.
Il numero uno delle due banche traccia la road map del salvataggio e rilancio delle venete: fusione, aumento di capitale, deconsolidamento di circa 10 miliardi di Npl.
“Operazione possibile, altrimenti non avrei accettato l’incarico ma dall’esito non ancora scontato. Penati ha parlato di una horror story? Purtroppo è così guardando al passato. Ma esistono le forze, interne alla banca e sui territori, perché il rilancio si concretizzi. Occorre procedere con velocità, però. Entro settembre bisogna realizzare fusione e aumento di capitale, seguiti dalla cessione degli Npl. (…) I tempi devono essere rapidi perché le due banche sono da tempo sotto stress. Entro il terzo trimestre del 2017 fusione e aumento di capitale devono essere realizzati, poi si passerà all’operazione di deconsolidamento degli Npl”.
Viola ha anche sottolineato come da pochi giorni è stata inviato alla BCE il business plan a supporto del progetto di fusione.
“Ora aspettiamo il confronto con la vigilanza bancaria europea, da cui emergerà il definitivo fabbisogno di capitale necessario al rilancio delle due banche (…) a quel punto valuteremo se sarà necessario l’intervento precauzionale dello Stato nel capitale di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Ovviamente il mio auspicio è che la banca resti privata e che Atlante mantenga la posizione di azionista di maggioranza”.
Secondo Viola inoltre le due banche venete necessitano di nuovo capitale e con il piano di efficientamento che deriva proprio dalla fusione si potrà reperire capitali in misura maggiore rispetto alle due single entità.
E alla domanda se l’ingresso dello Stato nelle due banche sarà inevitabile, Fabrizio Viola risponde così:
“La probabilità dell’ingresso dello Stato è elevata. La misura dall’intervento per ora non è definita e dipenderà dall’interlocuzione con Bce e di quella tra MEF e Atlante”.