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Banchiere pentito: “Vi racconto come gonfiamo profitti e ricattiamo clienti”

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ROMA (WSI) – Le banche fanno di tutto per gonfiare i profitti, anche ricattare i clienti, agendo ai limiti dell’usura. Ed esercitando in alcuni casi “forme di concorrenza sleale in molti settori”.

Un ex dirigente in banca, Vincenzo Imperatore, svela in un libro i segreti degli istituti di credito. Sempre più simili a centri commerciali e agenzie immobiliari, con la differenza che hanno il coltello dalla parte del manico quando si tratta di fare prestiti.

Un potere di ricatto che fa sì che un cliente entrato in banca per chiedere un prestito se ne esca con un televisore, un tablet e un abbonamento alla palestra.

“Io vi accuso”, in uscita il 15 ottobre, “denuncia nuovi stratagemmi adottati dalle banche per ottenere profitti a discapito dei malcapitati clienti che dopo anni di crisi si trovano sempre più nel ruolo di polli da spennare”, come spiega Il Fatto Quotidiano.

In un passaggio del libro edito da Chiarelettere, si legge che le società di credito sono “capaci di far svendere le abitazioni dei clienti sul lastrico per far guadagnare anche i ricchi speculatori immobiliari già loro correntisti. Senza pietà, sballando il mercato e alterando le normali procedure della compravendita. Gli istituti stanno favorendo il dislivello sociale e consentono spesso abusi per i quali non pagano mai”.

E ancora: “Su un fido la banca ha mediamente un margine di guadagno finanziario netto di circa l’8 per cento a fronte di un fattore di rischio altissimo: quei soldi potrebbero anche andare perduti nel caso in cui il cliente fosse insolvente. Il televisore, invece, è a ‘rischio zero’, non c’è nulla da perdere per l’istituto e, inoltre, ha un rendimento di almeno il 20 per cento sul prezzo a cui viene venduto al correntista”.

Secondo una fonte citata da Imperatore, per diventare un responsabile della gestione della clientela bisogna seguire “corsi di formazione per diventare piazzista e incontri sulle tecniche di vendita per prodotti di largo consumo”, mentre i prodotti “si possono pagare in un’unica soluzione o con finanziamento che fa crescere la rata mensile del mutuo o di qualsiasi altro tipo di prestito”.

Per gonfiare i profitti un altro modus operandi delle banche è quello delle assicurazioni sul credito. “Oltre all’esosa polizza, – scrive Imperatore – ci sono gli interessi applicati sul fido per anticipo fatture, ovvero i ricavi ottenuti prestando all’impresa quegli stessi soldi assicurati. L’azienda, infatti, in attesa che il cliente paghi, ha comunque le spese correnti da sostenere quotidianamente e per farlo si deve far anticipare il denaro dalla banca. E ancora, altro paradosso, l’istituto trae profitto con interessi, commissioni e quant’altro su un rischio (e il fido lo è) che non è più tale perché annullato da una polizza assicurativa venduta dalla stessa banca che ci guadagna il 24 per cento. Gli istituti in questo caso sono riusciti a infrangere le leggi dell’economia e a trovare la formula per loro più conveniente: meno rischio e più guadagno”.

Tanto alla fine, dice Imperatore, “paga sempre la piccola impresa”.

Fonte: Il Fatto uotidiano