La concorrenza nel panorama italiano dei pagamenti digitali si sta facendo sempre più agguerrita dopo la nascita di un nuovo operatore del settore, figlio dell’accordo tra Banco Bpm, Fsi e Gruppo BCC Iccrea. A fronte di un corrispettivo fino a 600 milioni di euro, la banca guidata da Giuseppe Castagna conferirà le sue attività di monetica in una joint-venture che avrà come azionisti il fondo Fsi (43%), Banco BPM (28,6%) e Iccrea (28,6%).
Come parte del processo di rebranding, BCC Pay cambierà nome a breve e avrà una quota di mercato superiore al 10%, con 9 milioni di carte, 400 mila Pos e 110 miliardi di transato. La nuova joint venture intende sviluppare una piattaforma innovativa per i pagamenti digitali e coinvolgere nel progetto altre banche nazionali.
Ma per capire quali sono le peculiarità nel modus operandi dell’accordo tra Banco BPM e Gruppo BCC Iccrea, che mette sul piatto la tecnologia, abbiamo parlato con Fabio Pugini, Direttore Generale, BCC Pay e Luca Vanetti, Responsabile Marketing e Omnicanalità, Banco BPM.
Il modello di business di BCC Pay
In merito al modello di business di Banca Iccrea e la piattaforma BCC Pay, Fabio Pugini, Amministratore Delegato, BCC Pay ha commentato:
“Noi siamo una realtà squisitamente B2B, dunque non collochiamo prodotti direttamente per la clientela finale. Quindi ci presentiamo come partner della banca collocatrice e non siamo mai in competizione con la banca che colloca i nostri prodotti. Non cerchiamo di catturare il cliente finale, quello che può essere il cliente della banca collocatrice. Questo è un aspetto molto importante. Il secondo aspetto, altrettanto rilevante, è che con la banca collocatrice collaboriamo intimamente. Intimamente significa che sviluppiamo insieme le iniziative commerciali che vengono definite con un processo di co-design, che attraverso gruppi di lavoro ci vedono lavorare congiuntamente nel continuo. Non è quindi un fenomeno temporaneo, ma un’attività continuativa che si prolunga nel tempo.”
Inoltre Pugini spiega, “Le banche sono sempre libere di scegliere all’interno del portafoglio dei prodotti che cosa collocare e come, definendo insieme a noi in totale trasparenza, in totale sinergia, quelle che sono le migliori iniziative per servire al meglio i nostri clienti e così arriviamo al terzo punto, secondo me, molto importante alla definizione dei prodotti e dei servizi.”
“Quindi, spiega Pugini, non sviluppiamo mai un prodotto e servizio in autonomia senza coinvolgere le banche collocatrici. Ci sono dei gruppi di lavoro di co-progettazione in cui anche le tecniche funzionali del prodotto e, soprattutto, le priorità negli sviluppi, nelle attività progettuali dell’azienda, vengono condivise con le banche collocatrici. Questo fa sì che ci sia una totale sintonia tra chi sviluppa, in questo caso noi, e chi colloca il prodotto. Crediamo che questa modalità di collaborazione sia uno degli elementi che ci ha permesso di sovraperformare rispetto al mercato in Italia.”
Banco BPM, l’importanza della monetica
“Questa operazione con BCC è davvero molto importante anche perché per Banco BPM il settore della monetica sta dando delle grandi soddisfazioni. Siamo cresciuti oltre il 13% rispetto allo scorso anno e facciamo commissioni per oltre 140 milioni di euro di ricavi. E’ sicuramente un business sempre più importante”, ha commentato Luca Vanetti, Responsabile Marketing e Omnicanalità, Banco BPM.
“Chiaramente la monetica richiede che ci sia capacità di innovazione, velocità e flessibilità nelle soluzioni. Quello che abbiamo definito è che nei prossimi mesi andremo a sviluppare congiuntamente con con FSI un piano industriale per la nascente jv, che sarà pienamente in linea con le importanti ambizioni della nuova partnership”.
Sugli obiettivi della joint venture, Vanetti ha commentato così: “Vogliamo dotare la nuova società, in vista di quelli che sono gli sviluppi, di quelle che sono le le armi, gli ingredienti necessari per potersi affermare al meglio sul mercato della monetica.”
“In questo senso il fatto, che Banco BPM diventi co-owner della società e assieme ad Iccrea, banca di riferimento ci metterà nelle condizioni di focalizzare al meglio gli sviluppi dell’offerta e la nostra azione sui segmenti di clientela attualmente più consistenti e di porre le basi per l’ampliamento delle quote di mercato. Sia noi sia Iccrea abbiamo una base di clientela molto forte nel mondo delle Pmi, piccole imprese, commercianti e professionisti, e sicuramente questo sarà uno degli ambiti da cui partiranno progetti e attività d’innovazione”.
Gli obiettivi della joint venture
Alla domanda quali sono gli obiettivi della joint venture Vanetti ha risposto così: “Cercheremo innanzitutto di distinguerci sul mercato per mezzo delle caratteristiche di prossimità al territorio e alla clientela che già appartengono alla nostra tradizione abbinandole alle soluzioni digitali più avanzate, che già da alcuni anni sono diventate parte integrante del modello di servizio di Banco BPM: continuando a fornire risposte, prodotti e servizi con una flessibilità in grado di intercettare al meglio i bisogni della nostra clientela.”
Mentre Pugini ha affermato, “Non abbiamo definito a priori un numero target di banche partner. Il nostro obiettivo è servire le banche collocatrici al meglio e quindi non ci siamo prefissati limiti né verso il basso né verso l’alto. Certo è che alcune realtà possono essere particolarmente interessate a questo approccio e alla nostra esperienza con le banche di medio piccola dimensione. Ricordiamo, che il gruppo Iccrea è composto da 117 banche. Spiega Pugini. “Questo è molto importante perché noi già siamo abituati e ormai fa parte del nostro DNA a incontrare le esigenze di molte realtà diverse con esperienze specifiche.”