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Bank of America corre ai ripari. Mossa anti-Wiki?

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Oltre 400 domini Internet (per una lista completa clicca qui) sono stati creati quasi contemporaneamente per screditare la banca america gia’ nel mirino di WikiLeaks, che ha promesso di pubblicare nuore rivelazioni che potrebbero mettere in cattiva luce l’istituto. Ma dietro simili episodi c’e’ lo zampino della banca stessa.

Si tratta di domini che ricalcano (scherzandoci negativamente) il nome, per citare solo qualche esempio, dell’amministratore delegato del gruppo (BrianMoynihanBlows.com e BrianMoynihanSucks.com) il suo direttore finanziario Charles Noski e il membro del cda Charles Rossotti.

La gran parte di queste URL e’ stata registrata il 17 dicembre scorso dalla societa’ con sede a San Francisco MarkMonitor, che si guarda bene dal rivelare il nome dei propri committenti. Il fatto e’ curioso anche per gli osservatori piu’ esperti, consapevoli del fatto che non e’ inusuale che determinate aziende comprino domini compromettenti con l’intento di proteggere se stesse e la propria immagine. Non solo la coincidenza e’ strana ma anche il fatto che i domini in questione siano tutti anti-Bank of America. Lo ha fatto notare sulle pagine del Financial Times Andrea Allemann, editore de Domain Name Wire, che tiene traccia della compravendita di indirizzi Internet.

La conclusione a cui giungono i piu’ smaliziati e’ che sia la stessa banca Usa ad avere comprato simili domini poprio per tutelare la propria reputazione ed evitare che vengano usati da altri. L’istituto infatti ha tutte le buone ragioni per “cercare di proteggere il proprio nome”, ha proseguito Allemann. WikiLeaks ha infatti prennunciato che pubblichera’ documenti che inchiodano l’operato di Bank of America.

Allemann ha spiegato che costa poco controllare un dominio: qualcosa come $10 all’anno. Ammesso che ci sia davvero il suo zampino, sembra pero’ che Bank of America non possa mettere facilmente le mani su quello che sembra essere il dominio piu’ pericoloso per la banca stessa. Si tratta di un forum di clienti del gruppo che danno voce alle loro lamentele. Ora che sembra evidente l’attivita’ di BofA per difendere se stessa, il valore del sito stesso e’ balzato. C’e’ chi dice che chi lo detiene potrebbe pensare di vendere tale Url per almeno $100.000.