Le perdite della Bank of England legate alle obbligazioni acquistate per sostenere l’economia del Regno Unito nel periodo successivo alla crisi finanziaria sembrano destinate a superare notevolmente le stime. A fine luglio, l’istituzione centrale aveva calcolato che il Tesoro britannico avrebbe dovuto intervenire con un supporto finanziario di 150 miliardi di sterline (equivalenti a 176 miliardi di euro) per coprire le perdite associate al programma di acquisizione di asset (Asset Purchase Facility, o APF).
Il piano, svoltosi tra il 2009 e il 2022, era stato ideato per migliorare le condizioni di finanziamento delle imprese colpite dalla crisi finanziaria del 2008. In questo arco temporale, la Bank of England ha accumulato titoli obbligazionari per un valore complessivo di 895 miliardi di sterline. Tuttavia, la Bank of England sta attualmente affrontando notevoli perdite legate ai suoi investimenti in obbligazioni, e questa situazione sembra destinata a peggiorare ulteriormente nel prossimo futuro.
La situazione della Bank of England
Sia il Tesoro che la Bank of England erano consapevoli al momento dell’attuazione dell’APF che i suoi iniziali profitti (pari a 123,8 miliardi di sterline a settembre dell’anno scorso) si sarebbero trasformati in perdite con l’innalzarsi dei tassi di interesse. Ciò nonostante, la BoE, nel tentativo di contenere un’inflazione sempre più alta, ha aumentato il costo del denaro in modo più repentino del previsto. L’incremento dei tassi ha determinato una flessione del valore dei titoli di Stato acquisiti, conosciuti come “gilt”, proprio nel frangente in cui la Bank of England ha iniziato a disfarsene registrando delle perdite.
I dati sulle finanze pubbliche di luglio hanno mostrato che il Tesoro inglese ha trasferito 14,3 miliardi di sterline alla Bank of England per coprire le perdite sul suo programma di allentamento quantitativo, 5,4 miliardi di sterline in più rispetto alla cifra prevista dall’Ufficio indipendente per la responsabilità di bilancio a marzo.
La Bank of England ha dato via ad un aumento dei tassi in 14 riunioni consecutive di politica monetaria, portando il tasso di interesse di riferimento da un livello dello 0,1% registrato alla fine del 2021, a un picco degli ultimi 15 anni, pari al 5,25% attuale. E ci si aspetta il quindicesimo incremento che porterà il tasso al 6,25%.
Sanjay Raja, economista senior della Deutsche Bank, ha osservato che da settembre finora sono stati spostati complessivamente 30 miliardi di sterline dal Tesoro alla banca centrale, e che gli indennizzi continueranno probabilmente ad essere ben al di sopra delle previsioni del governo per due ragioni. Ha affermato:
I tassi di interesse sono saliti ben al di sopra dei livelli ipotizzati nelle previsioni di primavera dell’autorità di vigilanza fiscale. Inoltre, i prezzi dei gilt sono scesi ulteriormente, in particolare nella parte più lunga della curva, con conseguenti ulteriori perdite di valutazione poiché la Banca liquida attivamente l’APF attraverso vendite attive di gilt.
Aumenta il rischio di default per le aziende britanniche
L’incremento significativo dei tassi di interesse sta mettendo una considerevole pressione sulle imprese britanniche. Questa situazione rappresenta una minaccia sia per gli investimenti che per l’occupazione, contribuendo a un aumento del rischio di insolvenza aziendale. La Bank of England ha lanciato un’allerta in merito a questo contesto.
Secondo un’analisi pubblicata sul blog della banca inglese, la proporzione di aziende non finanziarie nel Regno Unito che sta affrontando difficoltà nel gestire il proprio debito – identificate tramite un basso rapporto tra guadagni e spese per interessi – dovrebbe raggiungere il 50% entro la fine dell’anno, rispetto al 45% registrato nel 2022. Questa percentuale si spinge addirittura al 70% per le imprese di medie dimensioni, quelle con un fatturato annuo compreso tra 10 e 500 milioni di sterline. Questo quadro porterebbe il livello di stress sul debito aziendale ai livelli più elevati sin dalla crisi finanziaria del 2008-2009.
L’analisi sostiene che:
I tassi di interesse più elevati stanno esercitando pressione sulle aziende indebitate attraverso un aumento dei costi per il servizio del debito. Questa pressione accresce la probabilità di default sul debito aziendale e potrebbe portare alcune aziende a tagli significativi negli investimenti e nell’occupazione.
David Bharier, capo della ricerca presso le Camere di commercio britanniche, ha commentato dicendo che l’analisi della Bank of England è in linea con quanto riferito da migliaia di piccole e medie imprese.