ROMA (WSI) – Bankitalia promuove la manovra, ma sottolinea i rischi derivanti dal Tfr in busta paga. “E’ cruciale che la temporaneità del provvedimento sia mantenuta”, sostiene nel corso dell’audizione sulla Legge di stabilità, sottolineando come “l’adesione dei lavoratori a basso reddito all’iniziativa aggrava il rischio che questi abbiano in futuro pensioni non adeguate”.
Via Nazionale sottolinea anche come il “ridimensionamento dell’Irap consente un significativo alleggerimento del costo del lavoro ma comprime i margini di autonomia delle Regioni, per le quali il tributo rappresenta la principale fonte di finanziamento”.
Secondo Bankitalia, la manovra ”realizza una significativa riduzione del cuneo fiscale”. Il vice direttore generale, Luigi Signorini, sottolinea il fatto che “finanzia riforme potenzialmente importanti relative all’istruzione scolastica e al mercato del lavoro”.
CORTE DEI CONTI, RISCHIO PIU’ TASSE DA ENTI LOCALI – C’è “il rischio che regioni ed enti locali siano indotti a compensare l’ulteriore riduzione dei trasferimenti recata dalla legge di stabilità con un aumento dell’imposizione decentrata”. Lo dice la Corte dei Conti in audizione sulla manovra. “Gli spazi di azione per la politica economica con riguardo alle difficoltà del Paese sono angusti. Il ruolo che rivestono in questa fase le aspettative di operatori economici e famiglie impegna tutti a rendere certa e spedita la direzione verso cui muovere e a cui concorrere”, rileva la Corte dei Conti, ricordando che la manovra “nel testo iniziale presentato al Parlamento prevedeva interventi per circa 36,2 miliardi nel primo anno”, che a “seguito delle modifiche” dopo la trattativa con l’Ue scenderebbero a “32,4 miliardi nel 2015″.
FABBISOGNO, BENE AD OTTOBRE – Migliora il fabbisogno nel mese di ottobre, che così nei primi 10 mesi dell’anno mette a segno una riduzione di 11,3 miliardi, scendendo dagli 88,4 miliardi del 2013 ai 77,1 miliardi del gennaio-ottobre di quest’anno. E’ quanto comunica il ministero dell’Economia.
Ad ottobre, QUINDI, il fabbisogno statale si è attestato a 8,5 miliardi, con una riduzione rispetto ai 12 miliardi e 65 milioni dell’ottobre 2013. Un miglioramento che ha impatto sul fabbisogno cumulato che cala di oltre 11,3 miliardi. Il ministero dell’Economia, nel commentare il dato mensile, spiega l’andamento di alcune poste di rilievo. Confrontando il dato di ottobre 2014 con quello dello stesso mese dell’anno precedente si segnala che 2013 era stato effettuato un pagamento per circa 2.800 milioni relativo alla sottoscrizione del capitale ESM (European Stability Mechanism). Pesa invece il pagamento di maggiori interessi sul debito pubblico a causa di una diversa calendarizzazione delle scadenze dei titoli. I conti, ovviamente, risentono anche dei maggiori prelievi fatti dai conti di tesoreria per circa 1 miliardo ”legati anche all’applicazione della normativa sull’accelerazione del pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione”. Migliorano invece gli incassi fiscali ”per effetto del pagamento del tributo comunale per i servizi indivisibili (TASI) il cui gettito confluisce nei conti di tesoreria”.
L’ISTAT GELA IL GOVERNO, EFFETTI NEL 2014 MA NULLI NEL 2015 – L’Istat prevede un calo del Pil dello 0,3% nel 2014, in linea con le stime del Governo, contenute nel Def. Per il 2015 l’Istituto indica un ritorno alla crescita, con un aumento dello 0,5% (+0,6% nel Def), a cui seguirebbe un rialzo dell’1% nel 2016. Rispetto alle sue precedenti stime l’Istat rivede al ribasso il Pil di quest’anno di 0,9 punti.
I provvedimenti adottati con la manovra avranno un “impatto netto marginalmente positivo nel 2014 ed un effetto cumulativo netto nullo nel biennio successivo” per il bilanciamento tra la spinta del bonus degli 80 euro e gli effetti negativi derivanti dalla clausola di salvaguardia, con l’eventuale aumento dell’Iva.
Dopo tre anni di riduzione, nel 2014, la spesa delle famiglie segnerà un aumento dello 0,3%, in parte grazie all’effetto di una riduzione della propensione al risparmio.
“Nel 2015, la variazione del Pil tornerà debolmente positiva (+0,5%), chiudendo la lunga recessione del triennio precedente”. Lo rileva l’Istat, spiegando che tecnicamente si conclude una fase, ma, avverte, si tratterà di un’uscita “graduale”.
Da mercato lavoro primi segnali stabilizzazione
“Dopo un lungo periodo di flessione, il mercato del lavoro italiano mostra i primi segnali di stabilizzazione. L’occupazione continuerà comunque a contrarsi nel 2014 (-0,2% in termini di unità di lavoro rispetto al 2013)”, con il tasso di disoccupazione che quest’anno raggiungerà il 12,5% per poi scenderà lievemente il prossimo anno, fermandosi al 12,4%, con un un “contenuto” aumento dell’occupazione (+0,2%). Lo comunica l’Istat nel rapporto semestrale sulle prospettive per l’economia italiana. (ANSA)