ROMA (WSI) – Stime positive sull’economia dell’Italia, quelle di Bankitalia, che nel suo bollettino economico afferma che la ripresa si sta consolidando, e che il Pil continuerà a salire, facendo +1,5% nel 2016 e a +1,4% nel 2017. Per Palazzo Koch anche il mercato del lavoro è destinato a migliorare, e nel 2017 la disoccupazione tornerà sotto l’11%.
In mattinata è stato pubblicato il dato relativo al debito pubblico, che secondo i dati di Bankitalia del supplemento al bollettino statistico è rimasto a novembre praticamente invariato rispetto al mese precedente, a 2.211,9 miliardi.
“Le attese delle imprese sul quadro occupazionale sono cautamente ottimiste”. Il tasso di disoccupazione, dall’11,9% del 2015, dovrebbe ridursi all’11,1% nel 2016 e al 10,7% nel 2017 (…) Si stima che la ripresa acquisti vigore nel biennio 2016-17, sospinta principalmente dall’andamento della domanda interna, a fronte di un più graduale rafforzamento degli scambi con l’estero”. Gli investimenti, “caratterizzati finora da una dinamica modesta, potrebbero beneficiare di prospettive di domanda e condizioni di finanziamento più favorevoli e degli effetti delle misure di stimolo introdotte dalla legge di stabilità. All’espansione dei consumi contribuirebbe la ripresa del reddito disponibile, sostenuto anche dal rafforzamento del mercato del lavoro”.
Tuttavia, Bankitalia presta attenzione anche ai rischi. Si parla di “rischi significativi” per la crescita dell’economia, tra cui “sono molto rilevanti quelli associati al contesto internazionale, tornati in evidenza nelle ultime settimane”. Inoltre, “il rallentamento in Cina e nelle economie emergenti potrebbe rivelarsi più marcato e duraturo rispetto alle ipotesi. Le tensioni di carattere geopolitico, dovute soprattutto all’instabilità della situazione in Medio Oriente e acuitesi con i recenti episodi terroristici, potrebbero ripercuotersi sulla fiducia di famiglie e imprese”.
Terrorismo e Cina, dunque, sono i due fattori che rischiano di frenare la ripresa italiana:
“I rischi per la crescita sono orientati prevalentemente al ribasso. I principali fattori di rischio per l’attività economica derivano dal quadro internazionale e dalla conseguente incertezza delle imprese, che potrebbe frenare la propensione all’investimento. Una decelerazione più accentuata del previsto del commercio globale potrebbe avere ripercussioni anche sulla domanda interna, se un aumento dell’incertezza circa gli sviluppi delle esportazioni inducesse decisioni di investimento più caute”.
Dal report emerge anche che i titoli pubblici italiani rimangono nelle mire degli investitori stranieri, che:
“hanno continuato a manifestare interesse per le attività italiane, aumentando lievemente la quota di titoli pubblici in loro possesso”, mentre “le famiglie italiane hanno con gradualità riequilibrato i portafogli in favore del risparmio gestito”. Nel quadro del programma di acquisto di titoli dell’Eurosistema, aggiunge Via Nazionale, “alla fine dello scorso dicembre erano stati effettuati acquisti di obbligazioni pubbliche italiane per un ammontare pari a circa 79 miliardi (di cui 73 da parte della Banca d’Italia)”.
Migliora il credito e per le banche diminuiscono le nuove sofferenze:
“La dinamica dei finanziamenti al settore privato si è rafforzata in autunno. I prestiti alle imprese sono cresciuti per la prima volta dopo quasi quattro anni.”È proseguitol’allentamento delle condizioni di offerta: il costo medio dei nuovi prestiti alle aziende si colloca su livelli storicamente molto contenuti e il differenziale sul corrispondente tasso medio nell’area euro si è annullato (era pari a circa un punto percentuale alla fine del 2012)”. Tuttavia, “pur se in riduzione rispetto ai picchi raggiunti durante la recessione, la dispersione delle condizioni del credito fra settori di attività e per classe dimensionale di impresa”.
Riguardo alle banche:
“Grazie al graduale miglioramento dell’attività economica è proseguita la diminuzione del flusso di nuovi prestiti deteriorati e di nuove sofferenze rispetto ai valori massimi osservati nel 2013. La redditività dei maggiori gruppi bancari è aumentata nei primi nove mesi del 2015 in confronto all’anno precedente; il patrimonio si è rafforzato. Il miglioramento dei bilanci delle banche – conclude – dovrebbe proseguire nel 2016 per effetto del previsto consolidamento della ripresa ciclica”.
Riguardo alle minacce di deflazione e al trend in generale dell’inflazione, nel bollettino economico viene ribadito che l’inflazione rimarrà molto basso nel corso del 2016, per poi riconquistare e superare la soglia dell’1% l’anno prossimo. Di fatto i prezzi al consumo, misurati dall’indice armonizzato Ipca, dovrebbero salire “molto gradualmente, dallo 0,1% del 2015 allo 0,3% quest’anno e all’1,2% nel prossimo”. Sottraendo le componenti più volatili, i prezzi cresceranno “dello 0,7% nel 2016 e dello 0,9% nel 2017”.
“Alla modesta dinamica dell’inflazione contribuisce anche la contenuta crescita dei salari nominali, che riflette gli esiti dei contratti rinnovati e di quelli che saranno siglati nel corso del biennio, per i quali si ipotizzano aumenti in linea con le previsioni di inflazione al netto di quella attribuibile ai beni energetici importati”. I margini di profitto del settore privato “tornerebbero a crescere, in media di circa l’1% l’anno, beneficiando dell’accelerazione ciclica e delle ridotte pressioni competitive dall’estero”.
Immobiliare, ottimismo per settore edilizio:
Nel quarto trimestre 2015 “l’indice del clima di fiducia delle imprese di costruzione si è attestato su livelli fra i più elevati dall’avvio della crisi finanziaria del 2008-09.Il maggiore ottimismo trova conferma anche nei risultati dell’indagine congiunturale sul mercato delle abitazioni condotta in ottobre in collaborazione con Tecnoborsa”.
Gli agenti immobiliar “nutrono aspettative favorevoli sia per il proprio mercato di riferimento sia per quello nazionale, in linea con gli andamenti più recenti: nel terzo trimestre le compravendite di abitazioni hanno continuato a crescere del 2,5% su base congiunturale e i prezzi delle abitazioni sono aumentati per la prima volta in quattro anni (+0,2% rispetto al secondo trimestre)”.
E nel sondaggio realizzato da Bankitalia e Sole-24Ore, “le imprese di costruzione hanno espresso valutazioni favorevoli sul proprio contesto operativo sia corrente sia atteso”.
Debito pubblica amministrazione:
Il debito è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente, a 2.211,9 miliardi. Il fabbisogno complessivo del mese (7,8 miliardi), è stato pressoché compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro (7,3 miliardi; 74,4 miliardi a novembre del 2015; 66,2 nel corrispondente periodo del 2014). Complessivamente gli effetti dell’emissione di titoli sopra la pari, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e del deprezzamento dell’euro hanno diminuito il debito per 0,5 miliardi.
Con riferimento ai sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è diminuito di 0,6 miliardi; il debito delle Amministrazioni locali è aumentato di 0,6 miliardi.
Nei primi undici mesi dell`anno, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 76 miliardi. L`incremento riflette il fabbisogno cumulato, pari a 53,1 miliardi, e l`aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (28,1 miliardi); l`effetto complessivo dell`emissione di titoli sopra la pari, della rivalutazione dei titoli indicizzati all`inflazione e del deprezzamento dell`euro ha ridotto il debito per 5,2 miliardi.