“Le paure si stanno intensificando sul fatto che i danni economici” che subirà l’economia italiana a causa dell’epidemia di coronavirus, “possano innescare una crisi bancaria, un pericolo assai più familiare”: così esordiva un articolo pubblicato dal New York Times il 17 marzo al quale la Banca d’Italia ha ritenuto di dover replicare tramite una lettera recapitata al prestigioso quotidiano.
Una “rappresentazione alquanto fuorviante” ha scritto il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Federico Signorini nella sua replica, una ricostruzione che avrebbe omesso “informazioni fondamentali”.
Informazioni come l’incremento dei coefficienti di solidità patrimoniale Cet 1, “a fine dicembre in media avevano un Cet1 del 13,9% contro il 7,1% di fine 2007”. Oppure la forte dismissione di crediti deteriorati: con un “Npl ratio netto del 3,3%, in calo dal 9,8% del dicembre 2015”.
A questi dati di ampio spettro Signorini ha aggiunto il ruolo giocato dalla moratoria sul rimborso dei prestiti a favore delle piccole e medie imprese “al fine di contenere il calo del prodotto dovuto alla pandemia”. Ovvero una misura “indirizzata alle pmi che hanno in essere prestiti o linee di credito ottenuti da banche o da altri intermediari finanziari e che sono attualmente in regola con i pagamenti. Dato che la moratoria non genera nuovi o ulteriori oneri per gli intermediari (risultando conforme al principio di neutralità attuariale), risulta neutrale rispetto ai requisiti che gli intermediari applicano nella valutazione della qualità del credito in maniera tale da evitare variazioni automatiche nella classificazione della qualità del credito di tali esposizioni”.
“Il Governo”, ha poi proseguito Signorini, “ha introdotto garanzie pubbliche a parziale copertura delle esposizioni che beneficiano della moratoria. Tale misura rappresenterebbe un incentivo per le banche a proseguire nell’erogazione del credito all’economia”.
Nel suo articolo il New York Times aveva sostenuto che, “se la crisi persiste, molte aziende italiane potrebbero trovarsi a corto di utili necessari per rimborsare i loro prestiti. Ciò potrebbe indebolire i bilanci bancari fino al punto di crisi”. “E’ probabile che le banche dovranno essere salvate”, aveva affermato al Nyt Nicola Borri, professore di finanza presso Luiss di Roma, evocando la possibilità di numerosi default fra le imprese.